God Bless America. È il titolo della canzone di Irving Berlin, ma è anche una delle frasi più ricorrenti nella politica a stelle e strisce. Nell’autunno 2020 si terranno le elezioni che porteranno a eleggere il 46° presidente USA. Nonostante l’emergenza Covid-19, siamo nel vivo della campagna elettorale e i leader delle due coalizioni, Democratici e Repubblicani, stanno mettendo a punto i ticket per la grande corsa. Dinamiche che conosciamo bene non solo dal mondo dell’informazione, ma soprattutto grazie ad alcune delle più importanti serie Tv degli ultimi dieci anni: “House of Cards” (2013-18), “Homeland” (2011-20), “Scandal” (2013-18), “Veep” (2012-19), “Madame Secretary” (2014-19) e “Designated Survivor” (2016-19). Senza dimenticare poi “West Wing” (1999-2006) del geniale Aaron Sorkin (autore di “The Newsroom”). Sulla piattaforma Prime Video è possibile rivedere in questo periodo tutte le stagioni di “Scandal”, serie firmata da Shonda Rhimes (sua è pure “Grey’s Anatomy”) con protagonisti Kerry Washington e Tony Goldwyn.
L’istinto di Olivia. Non sbaglia un colpo, e il suo istinto è fenomenale. Parliamo di Olivia Pope (Washington), già capo della comunicazione della Casa Bianca e ora fondatrice della società Olivia Pope e Associati, professionista che risolve ogni problema per i politici americani. Olivia è una lavoratrice inarrestabile, ha però un punto debole: è innamorata, innamorata della persona “sbagliata”, il presidente USA in carica Fitzgerald T. Grant III (Goldwyn)…
Pros&Cons. Giallo, legal thriller e romance, ecco le tre direttrici di “Scandal”, con le sue 7 stagioni (124 episodi) trasmesse dalla rete ABC e in Italia disponibile su Prime Video (già andata su Sky e Rai). “Scandal” si è imposta con successo nel panorama Tv perché ha svelato con incisività e fascino il dietro le quinte della politica e dei media americani; ha raccontato la costruzione della campagna elettorale, la scelta dei candidati, come pure gli intrighi di palazzo, le tensioni tra finanziatori, lobby o dinamiche tra CIA, FBI e altre realtà (nella serie c’è la fantomatica B613). Olivia Pope è capace di controllare tutto e tutti, di risolvere ogni intoppo (in inglese dice sempre “I can fix this” o “I’ll handle it”), ma traballa solo dinanzi all’amore (corrisposto) per il presidente Grant, per Fitz. Così tra scena e retroscena, tra pubblico e privato, tra thriller e vibranti pagine di sentimento, la Casa Bianca diventa la scena di un (delirante) dramma shakespeariano. E le varie stagioni di “Scandal” finiscono con l’apparire come tante matrioska che contengono temi e sottotemi, spesso troppi e non poco problematici (alla lunga il meccanismo sbanda). Nel complesso la serie – per un pubblico adulto – è un trascinante gioco di ruolo nelle stanze del potere, uno sbirciare da vicino nello Studio Ovale e accorgersi in fondo che l’umanità lì è la stessa, anzi maggiormente schiacciata da pressioni e corruzione.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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