Interpreti e ruoli
Wallace Shawn (Mort Rifkin), Gina Gershon (Sue), Louis Garrel (Philippe), Elena Anaya . (Jo Rojas), Sergi Lopez (Paco)
Soggetto
Mort Rifkin, docente in pensione, accompagna la moglie Sue, press agent di un regista emergente, al Festival cinematografico di San Sebastián. Molti nodi verranno al pettine…
Valutazione Pastorale
Rinviato a causa della pandemia da Covid 19, il 6 maggio 2021 è giunto nelle sale cinematografiche italiane “Rifkin's Festival”, 48esimo film di Woody Allen. La storia. Protagonista del film è Mort Rifkin (Wallace Shawn), ennesimo alter ego del regista, accademico in pensione e ora impegnato a scrivere il suo primo romanzo. In fase di stallo creativo accetta di accompagnare la moglie Sue (Gina Gershon) a San Sebastián per l’omonimo Festival cinematografico, dove segue come press agent l’esordiente, vanitoso e pomposo regista Philippe (Louis Garrel). A dire il vero Mort sospetta che la moglie abbia una relazione con il fascinoso cineasta a lui particolarmente inviso, anche per la supponenza con cui ripete a ogni intervista che nel suo prossimo film indicherà la soluzione per il conflitto israelo-palestinese. Tra proiezioni, cocktail e vecchie conoscenze i problemi irrisolti della coppia diventano sempre più evidenti. L’ipocondriaco Mort, poi, convinto di avere problemi cardiaci, cerca un medico e finirà per trovare la dottoressa Jo Rojas (Elena Anaya). La donna ha molte affinità con lui: è in crisi con suo marito Paco (Sergi López), adora i grandi classici del cinema, e soprattutto, ha vissuto a New York.
I temi in gioco. “Rifkins’ Festival” ci presenta, ancora una volta, i tratti salienti e i temi presenti in tutte le opere di Woody Allen: il mondo misterioso, affascinante e per molti versi a lui incomprensibile delle donne; la coppia e le sue crisi; il problematico rapporto con Dio (tra l’ebraismo e un curioso, fugace, cenno al cattolicesimo); il vivere e il morire, l’ipocondria, e, naturalmente, New York, presentissima nella nostalgia di Mort e nei ricordi della dottoressa Rojas. Ma il film è anche un grande omaggio al cinema del passato. Woody Allen/Mort dichiara ripetutamente la sua ammirazione per registi europei quali Fellini, Truffaut, Lelouch, Godard, Bergman e sparpaglia in tutto il film citazioni di capolavori della storia del cinema. Usando l’espediente del passaggio al bianco e nero il regista catapulta improvvisamente gli attori (e gli spettatori) nelle scene più celebri di “Jules e Jim” (1962), “Il fascino discreto della borghesia” (1972), “Il settimo sigillo” (1957)…
Il film può contare sull’ottima performance di tutti i protagonisti, ma soprattutto di Wallace Shawn, che ha lavorato in altri film di Woody Allen (“Manhattan”, 1979; “Radio Days”, 1987; “Ombre e nebbia”1991, e “La maledizione dello scorpione di giada”, 2001) e che presta a Mort la sua espressività e la sua impacciata e disarmante fisicità. Il film si muove lungo una scrittura frizzante, condita dalle “consuete”, fulminanti, battute in perfetto equilibrio tra ilarità, malinconia e ironia, tra quello che avrebbe dovuto essere e non è stato. Dal punto di vista pastorale il film “Rifkin’s Festival” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come occasione di dibattito sulle relazioni di coppia e anche sulla storia del cinema; preferibilmente per un pubblico adulto per i temi e le riflessioni in campo.