Presentato alla 15a Festa del Cinema di Roma (2020), disponibile sulla piattaforma NOW del gruppo Sky
Interpreti e ruoli
Benedict Cumberbatch (Greville Wynne), Jessie Buckley (Sheila Wynne), Merab Ninidze (Oleg Penkovsky), Rachel Brosnahan (Emily Donovan), Angus Wright (Dickie Franks), Zeljko Ivanek (McCone), Kirill Pirogov (Gribanov), Maria Mironova (Vera), Vladimir Chuprikov (Nikita Krusciov)
Soggetto
Londra 1960, Greville Wynne è un uomo d’affari cui il governo britannico chiede di fare da corriere in un’operazione di alto spionaggio tra Londra e Mosca. Greville è chiamato a recuperare i piani missilistici dell’Unione sovietica in piena Guerra fredda, grazie al coraggio di un alto dirigente del Partito comunista, Oleg Penkovsky…
Valutazione Pastorale
Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020, “The Courier” (in Italia “L’ombra delle spie”) è un film che rientra nel binario narrativo delle spy story a sfondo storico-bellico, come “Il ponte delle spie” (2015) di Steven Spielberg o “The Imitation Game” (2014) di Morten Tyldum, film quest’ultimo che aveva portato Benedict Cumberbatch vicino all’Oscar come miglior interprete. E possiamo dire che il noto attore britannico, memorabile volto di personaggi come Sherlock Holmes, Alan Turing o Doctor Strange, questa volta era forse pronto a conquistare la statuetta proprio con “The Courier”.
Il film si muove sulla storia vera di Greville Wynne, uomo d’affari inglese nella Londra del 1960. Il suo profilo viene ritenuto perfetto dal governo britannico per fare da corriere in un’operazione di alto spionaggio tra Londra e Mosca, operazione che vede in campo da un lato l’intelligence occidentale, tra CIA e MI-6, e dall’altro quella sovietica, il KGB. Greville è chiamato a recuperare i piani missilistici dell’Unione sovietica in piena Guerra fredda, grazie al coraggio di un alto dirigente del Partito comunista, Oleg Penkovsky (Merab Ninidze), che infrange i segreti di Stato avvertendo sempre più la pericolosità della corsa agli armamenti nucleari. Siamo ovviamente a un passo dalla crisi missilistica di Cuba, che di fatto diventa l’evento nodale del film.
Il regista Cooke, al suo secondo lungometraggio dopo “Chesil Beach” (2017), mette a segno un’opera compatta e riuscita, un racconto storico a sfondo bellico puntellato dall’immancabile tocco di British humor. Nella prima parte della narrazione “The Courier” gira come una perfetta storia di spionaggio, con tutti gli elementi propri del genere. Gli inglesi nella messa in scena sono sempre puntuali e raffinati, persino un filo patinati. Procedendo, però, la narrazione entra in un dramma carcerario duro e sofferto, che la performance di Cumberbatch rende particolarmente incisivo e realistico. L’opera però non è solo un “divertissement” di genere, perché mette a tema valori universali come lo spirito di fratellanza e di sacrificio per il prossimo, come pure il coraggio del perdono. Un film, insomma, che coniuga suspense, ironia e commozione, rendendo il racconto al tempo godibile ed educativo.
Nel complesso, si tratta di una storia talmente limpida da suscitare immediata empatia. Greville è un uomo buono e tranquillo, un inglese esemplare, accanto a lui Oleg, il sovietico che tradisce la Patria con i migliori intenti. Cooke dirige un film dove vittime e carnefici si danno il cambio e dove infine il ‘bene’ trionfa e il ‘male’ soccombe… Ma non è un lieto fine. Per nessuno. Pulito, girato con sapiente dosaggio della suspense, il film si avvale della magnifica interpretazione di Benedict Cumberbatch. Film di "genere" ma di alto livello. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, problematico e adatto di certo per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.