Presentato in Concorso al 74° Festival di Cannes (2021)
Interpreti e ruoli
Frances McDormand (Lucinda Krementz), Benicio Del Toro (Moses Rosenthaler), Jeffrey Wright (Roebuck Wright), Adrien Brody (Julien Cadazio), Tilda Swinton (J.K.L. Berensen), Timothée Chalamet (Zeffirelli), Léa Seydoux (Simone), Owen Wilson (Herbsaint Salzerac), Mathieu Amalric (Commissario), Bill Murray (Arthur Howitzer Jr.), Lyna Khoudri (Juliette), Stephen Park (Nescaffier), Liev Schreiber (Presentatore), Elisabeth Moss (Alumna), Edward Norton (Chauffeur), Willem Dafoe (Albert), Saoirse Ronan (Showgirl), Christoph Waltz (Boris Schommers), Cécile de France (Mrs. B), Jason Schwartzman (Hermes Jones)
Soggetto
Nell’immaginaria Ennui-sur-Blasé, in Francia, ha sede la rivista americana “The French Dispatch” fondata da Arthur Howitzer Jr. La sua improvvisa scomparsa riunisce i giornalisti in redazione per condividere un necrologio e un ultimo numero del giornale...
Valutazione Pastorale
Poco più di una decina di film, ma quasi tutti memorabili per cifra stilistica e messa in scena. Parliamo di Wes Anderson, autore statunitense classe 1969 che ha firmato opere inconfondibili come “I Tenenbaum” (2001), “Moonrise Kingdom” (2012) oppure “Grand Budapest Hotel” (2014). La sua ultima fatica, “The French Dispatch”, in concorso al 74° Festival di Cannes, si traduce in un atto d’amore verso il giornalismo. Come sottolinea lo stesso Anderson: “Questo film è in realtà tre cose contemporaneamente: una raccolta di storie brevi; un film ispirato al ‘New Yorker’ e al tipo di giornalisti per cui questa rivista è famosa; e infine ho trascorso tanto tempo in Francia nel corso degli anni e ho sempre voluto fare un film francese”.
La storia. Nell’immaginaria Ennui-sur-Blasé, in Francia, ha sede la rivista americana “The French Dispatch” fondata da Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray). La sua improvvisa scomparsa riunisce i giornalisti in redazione per condividere un necrologio e un ultimo numero composto da quattro articoli: un reportage dalle periferie della città firmato dal Cronista in Bicicletta (Owen Wilson); “Il capolavoro di cemento”, ritratto del visionario pittore-scultore Moses Rosenthaler (Benicio del Toro); “Revisioni a un manifesto”, racconto della rivolta studentesca attraverso lo sguardo disincantato di una corrispondente di lungo corso (Frances McDormand); e “La sala da pranzo privata del commissario di polizia”, cronaca di un rapimento a colpi di cucina giapponese firmato da Roebuck Wright (Jeffrey Wright).
Si presenta come un affresco multicolore, un mix di atmosfere sognanti dalla creatività a briglia sciolta che sconfinano dalla Francia agli Stati Uniti. E ancora, troviamo una regia e un plotone di attori maiuscoli che si mettono in gioco con classe e raffinata ironia in un racconto che vira nell’orizzonte dell’esercizio di stile; non ultimo, una colonna sonora sempre eclettica, firmata dal premio Oscar Alexandre Desplat (due statuette, la prima proprio per “Grand Budapest Hotel”), che fa volteggiare la storia. Tutto questo è “The French Dispatch”, una ammaliante seduzione per l’occhio e per la mente, che incanta per la genialità di visioni e citazioni, ma che forse si fa fatica a seguire per la linea narrativa del tutto ondivaga e poco realistica; un divertissement d’autore che racconta il mondo del giornalismo attraverso il suo sguardo singolare, dai lampi poliedrici.
Se si rimane rapiti da atmosfere, soluzioni stilistiche e performance attoriali di brillante talento, non si può purtroppo non cogliere in “The French Dispatch” una linea di racconto che appare a tratti impalpabile o persino irritante. Vero è che il cinema di Wes Anderson non è forse per tutti; se si riesce però a stare al gioco, a seguire il suo iter creativo, si scopre allora un universo espressivo davvero colorato, rigoglioso, di raffinata genialità. Dal punto di vista pastorale “The French Dispatch” è consigliabile, problematico e per dibattiti.
Utilizzazione
Film da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Per i temi e le riflessioni in campo l'opera si rivela maggiormente indicata per un pubblico adulto