Il Papa e Wenders. Dal 13 marzo 2013, quando Jorge Mario Bergoglio è salito al soglio di Pietro con il nome di Francesco, l’attenzione dei media è stata da subito dirompente. Un Pontefice venuto “quasi dalla fine del mondo” che ha riempito le piazze reali e virtuali, raccogliendo consensi impensabili; nei suoi confronti si è attivato un desiderio di incontro e confronto anche da parte del cinema e del mondo dell’audiovisivo. E dopo un congruo tempo di riflessione, Papa Francesco ha deciso di mettersi in dialogo anzitutto con il pluripremiato regista tedesco Wim Wenders per la realizzazione del film “Papa Francesco. Un uomo di parola” (2018), un progetto nato con Mons. Dario E. Viganò. Nel corso degli anni, altri progetti si sono susseguiti, in particolare docuserie tra Tv lineare e piattaforme: da “Padre Nostro” con Tv2000 (2018) a “Francesco e gli Invisibili. Il Papa incontra gli ultimi” con Mediaset (2021), fino a “Vizi e virtù. Conversazione con Francesco” con Officina della Comunicazione e il Gruppo Discovery (2021). Proprio quest’ultima docuserie appare come il modello narrativo-produttivo di riferimento utilizzato da Netflix e Stand-by-me per “Stories of a Generation with Pope Francis”, docuserie in quattro episodi dal 25 dicembre 2021 in streaming.
Pros&Cons. “Stories of a Generation with Pope Francis”, progetto diretto e prodotto da Simona Ercolani con la sua Stand-by-me, che vede la collaborazione del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è la prima docuserie di casa Netflix con il Santo Padre, presentata in anteprima alla16a Festa del Cinema di Roma. Prendendo le mosse dal libro “La saggezza del tempo”, dal dialogo tra papa Francesco e il gesuita Antonio Spadaro, la docuserie affronta l’incontro tra generazioni mettendo a tema alcuni aspetti centrali della vita. Filo rosso sono le suggestioni che il Papa ha offerto in un’intervista originale, di cui si dà conto episodio dopo episodio.
Nelle quattro puntate i protagonisti sono tutti testimoni scelti da vari angoli del mondo: da Martin Scorsese, in dialogo con la sua terzogenita Francesca, all’etologa britannica Jane Goodall, fino a Estela Barnes de Carlotto, presidente dell’associazione Abuelas de Plaza de Mayo, capofila nella ricerca della verità sul dramma dei desaparecidos in Argentina. Racconti di vita, di quotidianità, dove trovano posto anche pagine di dolorosa sofferenza; ritratti condotti sempre con delicatezza e rispetto, mai privi di uno sguardo fiducioso. Un mettere in condivisione memorie, riflessioni, drammi, emozioni, come delle buone pratiche da custodire.
Il linguaggio adottato dalla docuserie è sostanzialmente semplice, lineare, in cerca di sfumature pop in chiave divulgativa: la serie è pensata per raggiungere più orizzonti generazionali, in testa i giovani, grazie all’intesa con il colosso streaming. “Stories of a Generation with Pope Francis” è consigliabile, poetica e per dibattiti.
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