Interpreti e ruoli
Amir Jadidi (Rahim), Fereshteh Sadre Orafaiy (Mme Radmehr), Ehsan Goodarzi (NadeAli), Maryam Shahdaei (Malileh), Mohsen Tanabandeh (Braham), Sahar Goldust (Farkhondeh), Alireza Jahandideh (Hossein)
Soggetto
Iran, oggi. Rahim Soltani deve scontare tre anni di carcere per un debito che non può onorare. Durante un permesso speciale di due giorni cercherà in tutti i modi di convincere il creditore a ritirare la denuncia…
Valutazione Pastorale
Forte del Gran Premio della giuria al Festival di Cannes 2021, a gennaio 2022 è nelle sale italiane “Un eroe” del regista iraniano Asghar Farhadi (Oscar miglior film straniero per “Una separazione” nel 2012 e per “Il cliente” 2017). Farhadi, che scrive anche la sceneggiatura, ci porta ancora una volta nell’Iran dei nostri giorni, per aprirci, attraverso la vicenda del mite e “sfortunato” Rahim, uno squarcio sulle molte contraddizioni e degenerazioni della società del suo Paese.
La storia. Rahim (Amir Jadidi) deve scontare tre anni di carcere per un debito insoluto. Separato, con un figlio del quale si prende cura la sorella, Rahim esce dal carcere con un permesso premio di due giorni, durante i quali si prodiga per convincere il creditore a ritirare la denuncia promettendogli di versare subito un acconto e saldare, a rate, appena trovato un lavoro. Qualche giorno prima la sua nuova fidanzata, Farkhondeh (Sahar Goldust), ha trovato per strada una borsa contenente alcune monete d’oro ed è proprio sulla vendita di quest’ultime che l’uomo conta per risolvere il suo problema. Preso dagli scrupoli, però, ci ripensa e decide di restituire la borsa alla legittima proprietaria che trova attraverso un annuncio. Da carcerato a eroe il passo è breve, complici un’intervista televisiva e l’appoggio del direttore della prigione a cui conviene “gonfiare” questa vicenda per coprire le condizioni di forte disagio in cui vivono i carcerati. Ma l’occasione per riabilitare il suo nome diventa l’inizio di una reazione a catena che ritorcerà contro di lui ogni tentativo, a dire il vero sempre più maldestro, di provare la sua buona fede. La piccola bugia che Rahim ha detto per proteggere la sua compagna finirà per inficiare la verità stessa del suo gesto, portandolo di nuovo in carcere.
Asghar Farhadi guida, con una regia impeccabile, i personaggi attraverso una serie di colpi di scena sempre congrui alla logica narrativa, mischiando sapientemente bene e male, ragioni e torti di tutti e in tutti. Riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore che non può non parteggiare per il protagonista, sperare che esca dal vortice nel quale si è infilato, ma non può neanche esimersi dal constatarne la goffaggine e l’eccessiva ingenuità. Il regista sembra astenersi da ogni giudizio morale, lasciando che ciascuno lo elabori nel proprio cuore. Eppure, alla fine, Rahim trova il suo personale riscatto e una nuova determinazione quando si oppone al direttore del carcere che vuole diffondere sui social un video con la testimonianza del figlio nella speranza che la balbuzie di cui il bambino soffre porti la gente dalla sua parte. Come non pensare a “Bellissima” (1951) di Visconti, al pianto della piccola Maria durante il provino, alle risate del regista e alla dolorosa presa di coscienza di Maddalena (Anna Magnani), al suo fermo, sofferto, rifiuto? Il film “Un eroe” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni. Particolarmente adatto per dibattiti su temi quali la verità, l’onestà, la giustizia, il potere dei media e dei social in particolare.