Tra vertigine sociale ed esistenziale, “The Batman” di Matt Reeves. In scena l’inutilità della vendetta
venerdì 4 Marzo 2022
Un articolo di:
Sergio Perugini
Più di ottant’anni e non sentirli. Creato da Bob Kane con Bill Finger e lanciato nel 1939 dalla DC Comics, Batman è uno dei personaggi iconici del XX secolo ma anche del nuovo Millennio. Dopo non poche trasposizioni tra cinema, serie Tv e animazioni, la Warner Bros. lo riafferma oggi come protagonista assoluto con “The Batman” diretto e co-sceneggiato da Matt Reeves. Capofila è Robert Pattinson, accanto a lui un ricercato cast hollywoodiano: Zoë Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, John Turturro, Peter Sarsgaard, Andy Serkis e Colin Farrell. “The Batman” è un lungo viaggio ipnotico nella vertigine del male, nell’incubo sociale più fosco e nelle angosce personali più brucianti. Un buio spettrale dove la vendetta, grande dominante del racconto, cede in ultimo il passo alla speranza. Il punto Cnvf-Sir.
Un “nuovo” Batman
Il regista Matt Reeves, newyorkese classe 1966, formatosi con il collega J.J. Abrams (hanno condiviso la serie “Felicity”), si è imposto all’attenzione del grande pubblico per la gestione dei colossal “Apes Revolution. Il pianeta delle scimmie” (2014) e “The War. Il pianeta delle scimmie” (2017). A lui è stato affidato il progetto di ripensare un nuovo Batman, dopo il successo della “Trilogia del cavaliere oscuro” (2005-12) di Christopher Nolan con Christian Bale e le non meno brillanti versioni successive nell’ensemble “Justice League” con Ben Affleck.
Con lo sceneggiatore Peter Craig, Reeves ha smontato l’impianto fantasy del racconto di Batman visto negli ultimi anni. Il regista ha sentito l’esigenza di tornare alle origini, raccontare il supereroe più umano di tutti, quello senza poteri, ma dotato solo di una maschera, di una tuta-armatura, con cui si aggira nel cuore della notte nella città di Gotham – allegoria cupa di una società odierna – in cerca di giustizia, quella giustizia che vira però nella sete di vendetta per un passato personale irrisolto.
I tormenti del giovane Bruce Wayne
La storia di Batman è nota, come pure i suoi celebri villain. Qui in “The Batman” troviamo ad esempio l’Enigmista (Paul Dano) e il Pinguino (Colin Farrell). Il punto nodale però è chi abita la maschera dell’eroe e perché. Quello di Matt Reeves è uno sguardo ravvicinato su Bruce Wayne (un dolente Robert Pattinson, dall’aura punk-rock), trentenne che si sottrae alla vita diurna, ai suoi impegni istituzionali per l’influente Wayne Company, eredità (e peso) dello scomparso padre. Bruce è più volte richiamato all’ordine, alla disciplina, dal fidato Alfred (Andy Serkis): più che un maggiordomo, un padre aggiunto.
Il giovane Wayne ha occhi solo per la notte, dove placa la sua sete di giustizia in una realtà, Gotham City, totalmente allo sbando, in cui la violenza gratuita è all’ordine del giorno. Oltre l’anarchia, oltre il deragliamento distopico, Gotham è la trasformazione di una democrazia capovolta, inginocchiata al dio denaro e alla violenza senza quartiere.
Bruce Wayne-Batman si aggira per la città facendo del bene, ma anche cercando se stesso, risposte sulla misteriosa morte del padre e sulle ombre legate alla sua attività filantropica. E così la sua idea di giustizia sconfina spesso nelle praterie della vendetta. Bruce Wayne-Batman vuole placare quell’urlo di odio interiore, un urlo disperato, quello di un uomo fragile che soffre.
Matt Reeves ci restituisce un Batman affascinante nel suo essere un guerriero granitico, ma anche profondamente turbato dai suoi demoni interiori, dalle domande su di sé, sulla propria famiglia e sul senso della sua missione. Qual è la responsabilità del bene? E quale il prezzo da pagare?
Tra lo sguardo di Nolan e la denuncia sociale di “Joker”
Il regista Matt Reeves sembra instradarsi in maniera convincente sul percorso battuto da Christopher Nolan, da quel suo Batman-Bale così virile e disturbante, avvitato in una vertigine fosca. Reeves però, forte anche di esperienze nell’horror, spinge l’acceleratore sulla cortina dark che avvolge Gotham City. Ed ecco che si entra nella visualizzazione di una metropoli preda di atrocità indicibili, una città martoriata da una guerra sociale senza regole. Lo scenario è nero, nerissimo, disperante. Tutto è corrotto e corruttibile.
Interviene poi il secondo riferimento di Reeves, lo sconvolgente e innovativo “Joker” (2019) di Todd Phillips con il Premio Oscar Joaquin Phoenix. Il film vincitore del Leone d’oro alla 76ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, ha trasformato le dinamiche del fantasy, la storia di un villain (la nascita del vendicativo Joker dallo sventurato Arthur Fleck), in un potente racconto sociale di denuncia: è la società stessa, con le ripetute discriminazioni e ingiustizie, a partorire i suoi mostri.
Il film di Phillips ha di certo influenzato la visione di Matt Reeves, per il modo in cui tratteggia ad esempio i traumi dell’Enigmista/Edward Nashton (Paul Dano), le sue cicatrici infantili; oppure, per le contaminazioni tra l’onda di insurrezioni popolari in chiave emulativa dell’Enigmista e le rivoluzioni violente suscitate da Joker.
“The Batman” di Reeves è comunque uno sguardo personale, debitore dei due modelli citati, ma che imbocca una propria strada. Riuscita? Sì, ma non del tutto. Il film, infatti, è indubbiamente, potente, intenso, ammaliante e non poco disturbante. Nella sua durata monstre di 180 minuti, la tensione narrativa, va detto, non cala mai; a essere onesti, a un certo punto sembra che il film termini per poi ripartire (con disorientamento spettatoriale) con un’ennesima pista narrativa. Nulla di stonato, sia chiaro, ma forse un po’ sovraccarico. Il punto è che Matt Reeves avverte il desiderio-pressione di dimostrare l’unicità, il senso, del suo Batman, per fargli prendere un degno posto nella galleria di ritratti dove sono esposti quelli innovativi di Nolan e Phillips.
Dalle ceneri della vendetta, la speranza…
Ultimo aspetto è il messaggio che ci consegna “The Batman”. Dopo questo lungo, lunghissimo, viaggio nel cuore della notte più buia, dove tutto è segnato da sopraffazione, corruzione e macerie, dove la nota ricorrente è la vendetta, cosa resta? È qui che Matt Reeves cala l’asso del suo racconto: la speranza. È lei che entra in partita. Quel bisogno di credere che ci sarà una nuova alba, una resilienza, un rialzarsi individuale e collettivo, che farà irrompere la luce su Gotham City. Un cambio di passo nell’orizzonte della metropoli, ma soprattutto nella storia personale di Bruce Wayne-Batman: l’eroe, ma ancor prima l’uomo, comprende l’inutilità della vendetta, e si abbandona allora finalmente a una giustizia fondata sul bene, sulla solidarietà e sull’altruismo. Batman salva gli altri, e insieme salva anche se stesso. Applausi! Il film “The Batman” è da valutare come complesso, problematico e per dibattiti. Per i temi e le immagini in campo è indicato per adulti o adolescenti accompagnati.