Lightyear. La vera storia di Buzz

Valutazione
Consigliabile, Semplice, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Avventura, Dialogo, Educazione, Fantascienza, Male, Scienza, Solidarietà
Genere
Animazione
Regia
Angus MacLane
Durata
105'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Lightyear
Distribuzione
The Walt Disney Company Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Angus MacLane, Matthew Aldrich, Jason Headley
Fotografia
Jeremy Lasky, Ian Megibben
Musiche
Michael Giacchino
Montaggio
Anthony Greenberg
Produzione
Galyn Susman. Casa di produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures

Interpreti e ruoli

Alberto Boubakar Malanchino (Buzz Lightyear), Ludovico Tersigni (Sox), Esther Elisha (Alisha Hawthorne), Rossa Caputo (Izzy Hawthorne), Fabrizio Manfredi (Aviatore Diaz), Graziella Polesinanti (Darby Steel)

Soggetto

A 4,2 milioni di anni luce dalla Terra la navicella spaziale guidata dal comandante Alisha Howthorne e dal sodale Space Ranger Buzz Lightyear fa rotta sul pianeta T’Kani Primo in cerca di nuove risorse; lo scenario è però respingente, una terra contaminata da rampicanti predatori. Nel tentativo di fuga, sotto la guida di Buzz, la navicella perde il cristallo-cella combustibile, così la comunità scientifica rimane ostaggio del pianeta. Per molto tempo (anni!) Buzz si dedica ai test di una nuova cella che gli permetta finalmente di riportare tutti a casa.

Valutazione Pastorale

La saga “Toy Story” (1995-2019), con i suoi quattro film, non è solo un fenomeno culturale e cinematografico, con copiosi incassi e diffuso merchandising, capace di raggiungere Millennials o Generazione Z, famiglie comprese. C’è anche un elemento sentimentale che si lega a tali film, soprattutto in Italia: le voci dei personaggi di Buzz e Woody, rispettivamente quelle di Massimo Dapporto e del compianto Fabrizio Frizzi, insieme in un duetto brillante, poetico, indimenticabile.
Ora, come sempre più di frequente nell’universo Disney, esaurita la spinta narrativa della saga primaria, ne è nato uno spin-off dedicato: “Lightyear. La vera storia di Buzz” che racconta le origini del coraggioso Space Ranger cui è stato associata una linea di giocattoli. A dirigere il film è Angus MacLane, animatore di alcuni noti titoli Disney-Pixar come “Toy Story”, “Monsters & Co.” e “Up”, nonché regista di “Alla ricerca di Dory” (2016). MacLane concepisce il progetto “Lightyear” come una sorta di biopic avventuroso e fantascientifico richiamando modelli iconici quali Flash Gordon e Captain America, così come precisi sfondi cinematografici anni ’80 quali “Star Wars” e “I predatori dell’arca perduta”.
La storia. A 4,2 milioni di anni luce dalla Terra la navicella spaziale guidata dal comandante Alisha Howthorne e dal sodale Space Ranger Buzz Lightyear fa rotta sul pianeta T’Kani Primo in cerca di nuove risorse; lo scenario è però respingente, una terra contaminata da rampicanti predatori. Nel tentativo di fuga, sotto la guida di Buzz, la navicella perde il cristallo-cella combustibile, così la comunità scientifica rimane ostaggio del pianeta. Per molto tempo (anni!) Buzz si dedica ai test di una nuova cella che gli permetta finalmente di riportare tutti a casa. Fallimento dopo fallimento, il Ranger si sente un eroe depotenziato, incapace di riparare ai propri errori…
Un cartoon di certo stratificato “Lightyear. La vera storia di Buzz”: c’è tanto, persino troppo. Al di là della riuscita e avvincente pista narrativa avventurosa, la missione spaziale narrata con incalzanti sfide alla Indiana Jones, punto nodale del racconto si conferma la dimensione esistenziale, lo sguardo antropologico. Buzz è un eroe che si scopre imperfetto, fallibile, profondamente umano. Per audacia e sicurezza di sé, ha messo in pericolo la missione e la vita dei propri compagni; da acclamato Space Ranger arriva a sentirsi solo, incerto e irrisolto.
L’incontro-scontro però con gli ultimi della filiera, le reclute che nessuno vuole addestrare – un team composto da giovani acerbi e veterani problematici –, aiuterà Buzz a leggersi dentro e a comprendere come l’errore sia una dimensione profondamente umana. Un errore-vertigine fagocitante da cui però è possibile sottrarsi chiedendo aiuto, e lasciandosi aiutare, scommettendo sul senso del lavoro di squadra. È proprio per questo che il cartoon funziona, per tale potente linea tematica che educa all’incontro e alla solidarietà, che apre all’altro, al valore del Noi.
Nell’insieme, “Lightyear” è un film colorato, vorticoso, avvincente, persino sovraccarico, ma di indubbio divertimento; a impreziosirlo le voci di Alberto Malanchino, Ludovico Tersigni, Esther Elisha e astro Linda (Raimondo), compresa un’incursione di Massimo Dapporto. Consigliabile, semplice e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è adatto per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito, mettendo a tema l’incontro e la solidarietà, il valore del Noi.

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