Storytelling della disabilità. Film e serie Tv 2021-22 da riscoprire durante l’estate
lunedì 1 Agosto 2022
Un articolo di:
Sergio Perugini
Da diversi anni, con il Servizio per la pastorale delle persone con disabilità, valorizziamo in occasione dell’estate, per chi parte per le vacanze ma anche per chi resta a casa, racconti che possano fornire occasioni di riflessione sulla condizione della persona con disabilità, tra sfide e opportunità nella società. Sguardi fecondi, spesso ironici o irriverenti, comunque capaci di articolare una proposta di senso votata all’evasione intelligente e magari a infrangere qualche tabù. Ecco una selezione di titoli – tra film e serie Tv – della stagione 2021-22. Punto Cnvf-Sir.
“Coda. I segni del cuore” (Sky-Now, home-video)
Non si può non partire da qui, da “Coda. I segni del cuore” (2021) di Sian Heder, che ha sparigliato le carte agli Oscar 2022, vincendo tre statuette pesanti: miglior film, sceneggiatura non originale – è il remake della commedia francese “La famiglia Bélier” (2014) di Éric Lartigau – e attore non protagonista Troy Kotsur, il primo non udente (la prima donna è stata Marlee Matlin, Oscar nel 1987 per “Figli di un dio minore”). Cosa ha di così speciale? Anzitutto parla di famiglia, del rapporto tra genitori e figli, dove i primi sono colti in apprensione per il futuro, mentre i secondi sono accesi dal desiderio di affrancarsi. Attorno gioca un ruolo non marginale la condizione di disabilità. Infatti, nella famiglia Rossi sono tutti sordi dalla nascita a eccezione della figlia minore Ruby; lei con premura si rende canale di contatto tra i propri cari e il resto della cittadina nei dintorni di Boston. Ruby comprende ben presto di aver bisogno di assecondare i propri slanci verso il domani, nel canto, facendo domanda al Berklee College of Music. E questo genera frizioni e disorientamento in casa. Racconto avvolgente, che mette a tema il valore del dialogo e dell’ascolto, come pure il bisogno di integrazione nel tessuto sociale. Il sentirsi parte di una comunità. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Corro da te” (Sky-Now, Prime Video, home-video)
Uscito nei cinema a inizio 2022, la commedia “Corro da te” di Riccardo Milani ha esordito su Sky Cinema, Now e Prime Video con record di visualizzazioni. Prendendo le mosse dal film francese “Tutti in piedi” (2018) di Franck Dubosc, “Corro da te” mette in racconto una storia d’amore in carrozzina. O quasi. È il percorso di cambiamento di un manager quarantenne, Gianni (Pierfrancesco Favino), abituato a collezionare donne come trofei; l’incontro-scontro con la violinista Chiara (Miriam Leone), costretta in carrozzina da un incidente, lo porterà a rivedere la propria vita. All’inizio però prevalgono istinti miseri, marcati da spregiudicata furbizia – arriva a fingersi paraplegico pur di agganciare la donna –, ma man mano che l’intesa tra i due cresce, Gianni avverte il peso di ogni sua bugia. Si accorge che il vero “disabile” è lui, incapace di amore e onestà, zavorrato dalle proprie menzogne. Il regista Milani (suo è il fortunato “Come un gatto in tangenziale”) gestisce in maniera brillante e acuta il tema della disabilità. Il risultato è una commedia con pennellate romance che conquista anche per gli interpreti: dai citati Favino e Leone a Vanessa Scalera, Pietro Sermonti e Piera Degli Esposti, nell’ultima interpretazione. Consigliabile, brillante e per dibattiti.
“Eternals” (Disney+, home-video)
Con “Nomadland” (2020) ci ha rapito il cuore, con la sua poesia sociale di rara bellezza. A distanza di un anno la regista cinese Chloé Zhao cambia genere, immergendosi nel Marvel Cinematic Universe: dirige il kolossal “Eternals” (2021), dai fumetti di Jack Kirby degli anni ’70, racconto di figure eroiche di natura aliena chiamate a custodire l’umanità. Quello che conquista del film è la confezione formale, l’efficacia di effetti speciali, insieme a un riuscito lavoro di caratterizzazione dei personaggi. E a ben vedere qui i protagonisti sono l’elemento di forte attrazione nelle logiche del racconto: eroi dai poteri speciali, ma dalle emozioni e insicurezze profondamente umane; divinità fortemente terrene, chiamate a mettere davanti a sé il bene del prossimo, della comunità tutta. Tra questi c’è Makkari (Lauren Ridloff), la prima eroina Marvel dalla disabilità uditiva, che comunica con gli altri tramite la Lingua dei segni. La sfida per la regista è stata quella di calarsi nel progetto dalla griglia molto rigida, provando a portarvi il suo sguardo realistico-sociale, dalle venature poetiche. Il risultato è valido, godibile e coinvolgente, ma a ben vedere un po’ sotto le aspettative. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Sotto il sole di Amalfi” (Netflix)
Sulle rotte di “Sapore di mare” (1983) dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, ma rivisto e aggiornato all’oggi. Parliamo di “Sotto il sole di Amalfi” diretto da Martina Pastori, targato Netflix-Lucky Red, seguito del popolare “Sotto il sole di Riccione” (2020), entrambi usciti dalla penna di Enrico Vanzina. Si tratta del classico racconto estivo, che si gioca tra cuore, mare e ombrellone, che conquista più che per la linea di racconto (abbastanza modesta) per il modo in cui mette a tema la disabilità visiva. Protagonisti sono i due ventenni Vincenzo (Lorenzo Zurzolo) e Camilla (Ludovica Martino): lui è un ragazzo non vedente che sogna maggiore indipendenza, lei una ricercatrice appena tornata da un’esperienza in Canada. Nelle assolate giornate sulla Costiera si agitano paure per il futuro, turbolenze per la coppia, ma anche apprensioni madre-figlio (Isabella Ferrari). In particolare, Lorenzo rivendica il suo diritto a una vita piena, libera e autonoma, al di là della disabilità. Rifugge ogni compatimento e desidera essere considerato, apprezzato, per quello che è. Un film senza barriere, che va giù come una granita estiva, in cerca di una fresca evasione. Consigliabile, semplice.
“I mille cancelli di Filippo” (al cinema)
Filippo Zoi è un artista venticinquenne fiorentino con autismo. Il suo mondo creativo e il legame con gli amati genitori, Enrico e Raffaella, come pure la città di Firenze, sono i protagonisti del bel documentario “I mille cancelli di Filippo” di Adamo Antonacci. Il regista con dolcezza e realismo entra nelle stanze della famiglia Zoi, per raccontare la quotidianità di Filippo, la sua passione per il disegno, per le illustrazioni, in particolare per cancelli e portoni; tutto quello che il ragazzo fa oscilla spesso dal trasporto all’ossessione, una sfida per i genitori e per la sorella Irene, chiamati a comprendere, assecondare e contenere i suoi eccessi. Conquista con facilità il documentario “I mille cancelli di Filippo”, ammantato sì da realismo, ma anche da diffusa tenerezza. Non c’è edulcorazione o pietismo; la quotidianità della famiglia Zoi è narrata con rispetto, autenticità, assumendo il valore della testimonianza, luminosa, dai riverberi civili ed educativi. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“Blanca” (RaiPlay, Netflix)
È la rivelazione della stagione, vincitrice del Nastro d’argento per la miglior attrice Maria Chiara Giannetta. Parliamo di “Blanca”, miniserie firmata da Jan Maria Michelini e scritta da Francesco Arlanch, una produzione Lux Vide e Rai Fiction. Ambientata a Genova oggi, in un commissariato, la miniserie vede come protagonista la quasi trentenne Blanca, che aiuta la Polizia nelle indagini grazie al suo particolare talento deduttivo. Blanca è non vedente ed è sempre accompagnata da Linneo, una bulldog americana. Racconto poliziesco-thriller marcato da diffusa ironia, “Blanca” mette a tema la disabilità in maniera brillante, non rendendola un ostacolo nella vita della giovane. Blanca è una donna, una professionista, al di là della sua cecità; anzi, rispetto ai colleghi, mostra maggiore acume e sensibilità. Da lodare la dinamica del racconto e la regia, agili e innovative, sul binario dei modelli angloamericani. Consigliabile, problematica, per dibattiti.