House of the Dragon

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Donna, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Guerra, Letteratura, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Potere, Psicologia, Solidarietà, Violenza
Genere
Drammatico, Fantastico
Regia
Miguel Sapochnik
Durata
Serie da 10 episodi, da 55'-68'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
House of the Dragon
Distribuzione
NOW - Sky
Soggetto e Sceneggiatura
Ryan Condal, Miguel Sapochnik, George R.R. Martin
Fotografia
Pepe Avila del Pino, Alejandro Martínez, Fabian Wagner, Catherine Goldschmidt
Musiche
Ramin Djawadi
Montaggio
Tim Porter, Crispin Green, Chris Hunter, Selina Macarthur
Produzione
Karen Wacker, Angus Moore Gordon, Alexis Raben, Kevin Lau, Miguel Sapochnik, Ryan Condal, George R. R. Martin, Ron Schmidt, Jocelyn Diaz, Sara Hess, Vince Gerardis. Casa di produzione: Home Box Office (HBO), GRRM, Bastard Sword, 1:26 Pictures Inc.

Interpreti e ruoli

Paddy Considine (Viserys Targaryen), Emma D'Arcy (Rhaenyra Targaryen), Olivia Cooke (Alicent Hightower), Matt Smith (Daemon Targaryen), Rhys Ifans (Otto Hightower), Milly Alcock (Rhaenyra giovane), Emily Carey (Alicent giovane), Fabien Frankel (Ser Criston Cole), Graham McTavish (Harrold Westerling), Eve Best (Rhaenys Targaryen)

Soggetto

A circa 170 anni prima della nascita della principessa Daenerys Targaryen, sul Trono di Spade siede re Viserys Targaryen. Una reggenza che traballa per il poco mordente del sovrano, ma soprattutto perché manca un erede maschio: Viserys è costretto a nominare come erede la figlia Rhaenyra. Quando il re si sposa in seconde nozze, in casa Targaryen arrivano finalmente due maschi. Ed è lì che si (ri)apre la partita per la corona...

Valutazione Pastorale

Su Sky e la piattaforma Now è stata rilasciata tutta la prima stagione (10 episodi) di “House of the Dragon”, prequel targato Hbo dell’acclamata serie “Il Trono di Spade” (“Game of Thrones”, 2011-19, 8 stagioni), a firma dello scrittore George R.R. Martin. “House of the Dragon” ci riporta nel Medioevo fantasy di Westeros, dove l’umanità è inghiottita dalla vertigine del potere e della violenza. Una metafora potente del nostro presente, di una società preda di ambizioni sfrenate e di un egocentrismo esasperato.
La storia. A circa 170 anni prima della nascita della principessa Daenerys Targaryen, sul Trono di Spade siede re Viserys Targaryen (Paddy Considine). Una reggenza che traballa per il poco mordente del sovrano, ma soprattutto perché manca un erede maschio: Viserys è costretto a nominare come erede la figlia Rhaenyra (Emma D’Arcy). Quando il re si sposa in seconde nozze con la giovane Alicent Hightower (Olivia Cooke), in casa Targaryen arrivano finalmente due maschi, Aegon II ed Aemond. Ed è lì che si (ri)apre la partita per la corona. Spietata.
Linea tematica in evidenza nel racconto è il protagonismo femminile: “House of the Dragon” ruota attorno al legame-contrapposizione tra due donne, la principessa Rhaenyra e la regina Alicent. Prima amiche, poi rivali, poi parenti, infine madri protettive e sanguinarie. Rispetto al “Trono di Spade”, va sottolineato che in questo prequel l’attenzione riservata ai personaggi femminili è decisamente superiore. Le figure maschili sbiadiscono all’orizzonte senza troppa consistenza, fatta eccezione per il principe ribelle Daemon (Matt Smith, sempre efficace, mettendo a segno un altro ruolo iconico dopo Doctor Who e il principe Filippo in “The Crown”).
La cornice visiva-stilistica è rimasta immutata: “House of the Dragon” somiglia infatti molto al “Trono di Spade”, marciando sullo stesso affascinante e magnetico binario. Scenografie, ambientazioni, costumi e musiche (bellissime, firmate sempre da Ramin Djawdi) conquistano per eleganza e accuratezza.
Anche le linee narrative del “Trono di Spade” tornano tutte: rivalità tra famiglie, astuzie della politica, sfrenata ambizione, brama di potere e violenza. Violenza. Quello stile visivo duro, esplicito, a tratti disturbante, che ha contraddistinto “Il Trono di Spade” per 8 stagioni come un unicum televisivo, sembra ora ripresentarsi. La domanda è se ci sarà anche qui, al termine di questa notte fosca, della cosiddetta “Danza dei draghi” – la guerra civile divampata sotto i Targaryen –, alla fine un bagliore di senso, una luce di speranza? Di certo in “House of the Dragon” c’è un richiamo forte all’attualità, alla seduzione e corruzione del potere, agli effetti dirompenti che esso esercita sull’uomo, sul suo animo, con ricadute sui legami familiari e sociali. Il potere annienta virtù e valori, imprigionando l’uomo nella vertigine accecante dell’Io.
E a ben vedere, vero punto di fragilità della serie, firmata dagli showrunner Ryan Condal e Miguel Sapochnik (quest’ultimo ha rimesso però l’incarico), risiede proprio nella narrazione, nelle dinamiche del racconto: si sente troppo l’apparentamento con la serie originale, con il “Trono”, al punto da rimanere imbrigliata in un racconto che stenta a decollare, risultando di fatto di respiro corto. Nei 10 episodi sembra di essere in perenne attesa che qualcosa accada, che la situazione svolti o precipiti all’improvviso, un’attesa non trova mai piena soddisfazione, risolvendosi in soluzioni sì acute e ricercate, ma senza troppo senso o pathos. A latitare sono incisività e originalità, preferendo la scialba comfort zone del “Trono”. Peccato, perché la confezione formale è pregevole ed elegante, superiore alla media di altre serie, frutto di un cospicuo investimento produttivo. Serie complessa, problematica, per dibattiti.

Utilizzazione

La serie è indicata per un pubblico adulto, per i temi e le soluzioni visive in campo.

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