Dentro la Tv: L’ultima regina. Su Netflix “The Crown 5” con Imelda Staunton
lunedì 7 Novembre 2022
Un articolo di:
Sergio Perugini
Icona storico-pop. Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, ci ha lasciato lo scorso 8 settembre all’età di 96 anni, poche settimane dopo aver presenziato alle celebrazioni per i suoi 70 anni di regno. La sua reggenza a cavallo tra due secoli ha infranto ogni record non solo in termini storici, ma anche per risonanza mediatica e influenze culturali. Elisabetta II è studiata, apprezzata e molto amata, con un seguito pari (se non superiore) a quello degli influencer più in vista. È una figura istituzionale cross-mediale e ultra-pop. È per questo che Netflix ha deciso di investire un cospicuo capitale – un budget tra i più ingenti mai stanziati – per narrare la sua storia e quella della famiglia Windsor. È nata così la serie di punta “The Crown” (dal 2016), dalla penna esperta di Peter Morgan, serie apprezzata da critica e pubblico, incoronata anche tra Emmy e Golden Globe. Dal 9 novembre viene rilasciata sulla piattaforma la 5a stagione, che noi abbiamo visto in anteprima.
Gli anni ’90 a Palazzo. Concluso il mandato di Margaret Thatcher, al numero 10 di Downing Street siede il conservatore John Major (Jonny Lee Miller), un prezioso punto di riferimento per la regina Elisabetta (Imelda Staunton). A turbare Buckingham Palace è la fine del matrimonio tra il principe Carlo e Lady Diana (Dominic West ed Elizabeth Debicki). Le loro incomprensioni risultano evidenti agli occhi dei media e iniziano a trapelare scomode rivelazioni…
Pros&Cons. L’ideatore Peter Morgan è il vero perno della serie Netflix. La sua gestione del racconto, della linea narrativa, si conferma magistrale. Anche in “The Crown 5” questo si avverte, per come dosa gli avvenimenti, per come crea eleganti e dolenti suggestioni. Nell’insieme, però, “The Crown 5” mostra qualche incertezza narrativa: anzitutto lo sguardo sociale, l’affondo sulla condizione del Paese, purtroppo viene meno. È vero che non sono più gli anni conflittuali della Thatcher, ma manca sostanzialmente il termometro sociale. Altro elemento di fragilità risulta l’eccessivo insistere sull’implosione del matrimonio tra Carlo e Diana, che rischia di appiattire e semplificare la consolidata densità del racconto. Detto questo, “The Crown 5” è una serie che lascia il segno. La cura formale, la qualità elevata, elevatissima, della messa in scena e l’accuratezza tra scenografie, costumi e ricostruzioni d’epoca raggiungono livelli eccellenti. Una serie da manuale, da scuola di sceneggiatura, che sa mettere in racconto la Storia con la complessità e la tensione di un dramma familiare-sociale.
Infine, una parola su Imelda Staunton. Compito gravoso poggia sulle sue spalle: a lei spetta l’onore-onere di traghettare la serie negli anni della maturità. L’attrice vanta un curriculum solido tra teatro e cinema, anche se il ruolo di Elisabetta II può rivelarsi insidioso persino per una fuoriclasse. La Staunton porta a casa il risultato con professionalità e raffinatezza, sembra però che le manchi quel piglio di incisività che ha reso iconiche le interpretazioni di Claire Foy e Olivia Colman. La sua Elisabetta è a un passo dalla perfezione, ma risulta purtroppo poco memorabile.