“Il primo amore di Antonello Falqui è stato il cinema, con cui si è formato al Centro sperimentale di cinematografia, seguendo la classe di regia nell’Italia del Secondo dopoguerra. Un incontro con il grande schermo che lo ha portato a lavorare su nuovi sguardi e narrazioni, che gli hanno poi permesso di imprimere brillantezza e innovazione nella Rai degli esordi, anni ’50 e ’60”. Così Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei, ricorda al Sir il grande regista e autore televisivo Antonello Falqui, che si è spento a Roma all’età di 94 anni.
La formazione dietro alla macchina da presa ha spinto Falqui a mettersi in gioco con il mezzo televisivo, entrando nella Rai nei primissimi anni ’50, nella fase di sperimentazione delle trasmissioni, prima del debutto ufficiale il 3 gennaio del 1954. Dopo i lavori di taglio documentaristico, Falqui si è cimentato con la scrittura e la regia di programmi di intrattenimento e di varietà. A lui si devono gli show più importanti e popolari del tempo, a cominciare da “Il Musichiere” (1957-60), “Canzonissima” (1958-60), “Studio Uno” (1961-66) e “Milleluci” (1974).
“Falqui – ha sottolineato Giraldi – da bravo regista di cinema ha capito come lavorare bene sugli artisti, che nei suoi programmi sono letteralmente esplosi in termini di bravura e capacità di coinvolgimento. Tra questi si ricordano Mario Riva, Mina, Walter Chiari, Franca Valeri, le gemelle Kessler, Delia Scala, Paolo Panelli, Rita Pavone. Tutti protagonisti della stagione d’oro del varietà tv targato Rai, al quale Falqui ha dato di fatto un impulso determinate”.
E proprio dietro quei celebri programmi va riconosciuta a Falqui sì geniale intuizione, ma soprattutto accurato studio. Come, infatti, rimarca Sergio Perugini, segretario della Commissione film Cei, “dietro al lancio del varietà sul Programma nazionale Rai, in primis ‘Studio Uno’, ci sono i viaggi di Falqui negli Stati Uniti; un’incursione nella tv d’Oltreoceano per analizzare e apprendere nuove soluzioni tanto stilistiche quanto narrative. La televisione firmata Falqui si fondava pertanto su una bilanciata combinazione di talento e preparazione; il suo modus operandi ha fatto scuola, lasciando un’impronta forte viva tutt’oggi”.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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