Sei racconti del nostro tempo selezionati dal Sir e dalla Commissione nazionale valutazione film della Cei: “Roma”, “Le invisibili”, “In guerra”, “Ride”, “A mano disarmata” e “Sir. Cenerentola a Mumbai”.
“Roma”
Uno dei film rivelazione della passata stagione è senza dubbio “Roma” di Alfonso Cuarón: il film ha vinto il Leone d’oro alla 75a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e ha ottenuto tre Premi Oscar nel 2019 tra cui la miglior regia di Cuarón. A Venezia 75 la vittoria di “Roma” ha fatto scalpore perché si tratta di un’opera prodotta da Netflix, colosso del cinema in streaming; in verità “Roma” possiede un elevato valore artistico e culturale tale da infrangere ogni incertezza. È un racconto drammatico, girato in bianco e nero, sul Messico negli anni ’70, proponendo le (dis)avventure della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) a servizio di una famiglia borghese del quartiere di Roma, a Città del Messico. Cleo è una presenza premurosa e costante nelle dinamiche familiari di una coppia con quattro figli, tra cui si scorge (in chiave dunque autobiografica) lo sguardo dell’allora giovanissimo Cuarón. Cleo diventa l’elemento aggregante di una familiare scossa dall’abbandono della figura paterna; la donna si fa emblema della vita che si rigenera nonostante le difficoltà. Sullo sfondo, il regista dà voce alle tensioni sociali del Messico del periodo, cogliendo fermenti e fratture. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, poetico e per dibattiti.
“Le invisibili”
Il film francese “Le invisibili” di Louis-Julien Petit è uno sguardo sulla società odierna giocato tra denuncia e commedia. L’opera, che mette a fuoco i temi dell’emarginazione sociale e della condizione della donna, possiede una forte carica realistica, quasi in presa diretta sulla quotidianità, raccontando l’esistenza di chi vive ai margini; vite graffiate che riescono a ritrovare fiducia e leggerezza grazie all’aiuto dell’“altro”. Le donne passano così da momenti di dolore e tristezza a squarci di felicità e di ritrovata serenità. Il tono del film è forse un po’ frammentario, ma resta l’importanza di portare in primo piano un argomento più che mai attuale. Film scomodo ed emotivamente coinvolgente, che dal punto di vista pastorale è complessa, problematica e per dibattiti.
“In guerra”
Dopo “La legge del mercato” (2015) Stéphane Brizé ha realizzato “In guerra” (“En guerre”), una nuova opera dal forte impegno civile, che denuncia abusi e silenzi sul posto di lavoro. Francia oggi, oltre mille operai rischiano di perdere il lavoro quando un’azienda decide di chiudere lo stabilimento per delocalizzare; tra sgomento e rabbia, a gridare il dissenso dei lavoratori è Laurent. Brizé dunque getta uno sguardo intenso e rigoroso sul mondo del lavoro, muovendosi su un copione asciutto e serrato, scritto sulla base di documenti, testimonianze, riferimenti politici e citazioni storiche. Il regista imprime al racconto un ritmo forte e aggressivo, mettendo in campo anche richiami al linguaggio delle inchieste televisive. Da rilevare l’interpretazione di Vincent Lindon, sempre misurato ed efficace, abile nel modulare con la giusta gamma di emozioni tensioni interiori e azione di protesta. Dal punto di vista pastorale, il film è complesso, problematico e per dibattiti.
“Ride”
È l’esordio alla regia per l’attore Valerio Mastandrea il film “Ride”, racconto di vite spezzate sul posto di lavoro e ricadute sui familiari delle vittime. Siamo in provincia di Roma, a Nettuno, Carolina (Chiara Martegiani) ha appena perso il marito Mauro, morto sul posto di lavoro; deve affrontare, insieme al figlio Bruno (Arturo Marchetti), il turbinio di emozioni ed eventi che precedono il funerale. La donna non riesce a piangere, ma trasforma la sua commozione in reazione. Al primo film da regista Mastandrea trova subito uno stile personale e incisivo, indagando la piaga del lavoro precario. Scegliendo una strada non scontata, il film rimarca un disagio ancora presente, senza però puntare il dito contro qualcuno o aderire a facili stereotipi. A bene vedere, l’aspetto più innovativo del racconto è la commistione tra il tono da favola triste e la presenza di un realismo pungente. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.
“A mano disarmata”
Ispirato a una storia vera, alla vicenda della giornalista Federica Angeli, il film “A mano disarmata” di Claudio Bonivento vede come protagonista assoluta Claudia Gerini. Con i suoi articoli Federica Angeli si è esposta a viso aperto contro la malavita romana, raccontando intimidazioni e abusi; un’esistenza, quella della donna e della sua famiglia, che viene stravolta e costretta all’accompagnamento sotto scorta. Un ritratto di un Paese che si ribella al giogo della malavita, scegliendo la via della testimonianza civile e della legalità. Un racconto serrato, tarato sulla cronaca, che trova forza espressiva grazie alla generosa interpretazione della Gerini. Film complesso, problematico e per dibattiti.
“Sir. Cenerentola a Mumbai”
È una commedia bollywoodiana “Sir. Cenerentola a Mumbai” di Rohena Gera, che accosta ai toni leggeri e frizzanti del genere affondi sociali più complessi, come la condizione della donna nella società indiana e l’opposizione al regime delle classi sociali. Il film propone l’amore tra due persone di ceto diverso nell’India odierna, Ratna e Ashwin: lei è una domestica mentre lui il suo datore di lavoro, erede di una famiglia benestante di Mumbai. Due mondi lontani che accorciano le distanze grazie alla tenerezza. Un racconto delicato e scorrevole con interessanti spunti di riflessione; dal punto di vista pastorale il film è consigliabile, poetico e per dibattiti.
Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR