In cerca di spensieratezza al cinema. È questo il trend che accomuna gran parte dei film distribuiti nelle sale italiane da giovedì 30 gennaio. In evidenza: la commedia brillante e un po’ malinconica “Odio l’estate” di Massimo Venier con l’atteso ritorno del trio Aldo, Giovanni e Giacomo; il trascinante biopic “Judy” di Rupert Goold con una Renée Zellweger in odore di Oscar; e la colorata commedia di taglio avventuroso “Dolittle” di Stephen Gaghan con Robert Downey Jr. Il punto dell’Agenzia Sir e della Commissione nazionale valutazione film CEI.
“Odio l’estate”
“Odio l’estate” è il decimo film di finzione dei comici Aldo, Giovanni e Giacomo, il sesto firmato con il regista Massimo Venier, cui si legano i successi più noti del trio come “Tre uomini e una gamba” (1997), “Così è la vita” (1998), “Chiedimi se sono felice” (2000) e “Tu la conosci Claudia?” (2004). “Odio l’estate” si presenta dunque come un ritorno alle origini per la comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo dopo lo sperimentale (ma non troppo riuscito) “Fuga da Reuma Park”, nonché dopo le paventate voci di scioglimento artistico. Va detto che gli eterni ragazzi della commedia sono più in forma che mai, mettendo a segno un film frizzante e dall’umorismo garbato, che strizza l’occhio alla malinconia senza però perdersi in essa. “Odio l’estate” potrebbe essere definito come un film alla “Ferie d’agosto” (1996) di Paolo Virzì, ma svuotato da quella sua carica di cinismo a tratti graffiante. È un racconto della famiglia di oggi, attraverso tre ritratti di vacanzieri milanesi, alle prese con affanni lavorativi, apprensioni educative e dinamiche sentimentali finite nelle secche del tempo coniugale. Nel racconto il grado di problematicità è sempre adeguatamente bilanciato da un respiro positivo. A ben vedere, infatti, si tratta di un film che mette a tema la famiglia con i suoi valori, rivolgendosi proprio alla famiglia come pubblico di riferimento. Nonostante qualche passaggio narrativo possa apparire “telefonato” o eccessivamente buonista, la commedia dimostra di possedere un meccanismo collaudato e ben funzionante, dove l’umorismo del trio puntella adeguatamente ogni passaggio; a imprimere ulteriore brio al racconto sono anche le brave Lucia Mascino, Carlotta Natoli e Maria Di Biase. Il film è un prodotto godibile, che invita alla spensieratezza nonostante le note drammatiche che spesso la realtà impone; una spensieratezza dalle vibrazioni estive cui contribuiscono bene le musiche di Brunori Sas. Dal punto di vista pastorale “Odio l’estate” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
“Judy”
Nella notte del 9 febbraio, per la 92a cerimonia degli Academy Awards, probabilmente Renée Zellweger solleverà il suo secondo premio Oscar (il primo era per “Ritorno a Cold Mountain” nel 2004 come miglio attrice non protagonista). La sua performance infatti nei panni di Judy Garland nel biopic “Judy” le è già valso un Golden Globe a inizio gennaio. Firmato da Rupert Goold e con la sceneggiatura di Tom Edge, il film “Judy” racconta la celebre attrice hollywoodiana sul viale del tramonto, dopo i fragorosi successi conseguiti in giovane età con “Il Mago di Oz” (1939), “Incontriamoci a Saint Louis” (1944) ed “È nata una stella” (1954).
Il biopic si concentra sulla vita della Garland quasi cinquantenne, nel 1968, dallo smalto ormai opaco e segnata da fragilità esistenziali; sull’orlo della disperazione Judy decide di accettare la proposta di uno show live in Inghilterra al tempo della briosa stagione dello Swinging London. In Europa la donna ritrova così tutto il trasporto e i colori della sua arte, calcando nuovamente il palcoscenico. Il film “Judy” è nel complesso un ritratto asciutto e realistico, capace di mescolare bene sguardi duri e poetici, grazie a una regia presente e capace; non semplicemente un biopic dolente e sofferto, ma un film in grado di offrire squarci di luce e adrenalina da palco. Va ricordato che Judy Garland era una grande artista poliedrica, che coniugava con disinvoltura recitazione, canto e ballo. E in questo Renée Zellweger regala una grande prova d’attrice, mettendosi in gioco in ogni stile. È molto accurata poi nel lavorare a livello introspettivo, facendo trasparire sul proprio volto i segni della sofferenza e i tormenti della diva; un viso su cui si illuminano ripetutamente occhi vivaci e, nonostante tutto, ancor fiduciosi. Il film “Judy” ne esce dunque come un prodotto ben fatto, pianamente godibile, dall’umorismo raffinato; dal punto di vista pastorale è consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Dolittle”
Ispirato ai romanzi per ragazzi usciti dalla penna del britannico Hugh Lofting, “Dolittle” è il nuovo adattamento cinematografico dopo i ben noti “Il favoloso dottor Dolittle” del 1967 con Rex Harrison e “Il Dottor Dolittle” (1998) con Eddie Murphy (e una scia di diversi sequel negli anni Duemila). Diretto dal regista-sceneggiatore Stephen Gaghan – Premio Oscar per lo script non originale di “Traffic” nel 2001 – e interpretato con grande espressività da Robert Downey Jr., il film “Dolittle” è un racconto fiabesco per un pubblico di bambini e ragazzi, che si snoda secondo una linea narrativa di stampo avventuroso che poggia sullo stesso binario di opere educational come “Belle & Sebastien” (2014) o “I Goonies” (1985). Visivamente è ben costruito, grazie a riusciti effetti speciali. A ben vedere, la trama procede in maniera abbastanza prevedibile (fin troppo per uno sguardo adulto), dove il lieto fine è dietro l’angolo. Tema portante è il valore dell’amicizia, il rapporto uomo-animale nonché il rimettersi in gioco nella vita, riguadagnando uno sguardo di fiducia e speranza sul domani. Dal punto di vista pastorale il film è senza dubbio consigliabile e semplice.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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