Giovedì appuntamento con il cinema. Come ogni settimana la rubrica dell’Agenzia Sir e della Commissione nazionale valutazione film della CEI offre una selezione di titoli da scoprire e approfondire. Anzitutto troviamo l’epica della mafia italiana negli Stati Uniti del XX secolo in “The Irishman” di Martin Scorsese con Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci; la nuova commedia di Alessando Siani, “Il giorno più bello del mondo”, favola per bambini con un pizzico di magia; lo scrittore Donato Carrisi dirige il suo secondo film, “L’Uomo del Labirinto”, thriller con Toni Servillo e Dustin Hoffman; per due giorni è in sala “Il cielo sopra Berlino”, capolavoro del 1987 di Wim Wenders.
“The Irishman”
Con un’uscita evento di pochi giorni, dal 4 novembre, per poi passare nel giro di un paio di settimane direttamente sulla piattaforma Netflix, arriva nei cinema “The Irishman” di Martin Scorsese, dall’omonimo libro di Charles Brandt. Il film è il raccolto dell’evoluzione della mafia statunitense dagli anni ’40 al 2000 attraverso la figura del gregario Frank Sheeran (Robert De Niro), che lavora al soldo del potente sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino) e del capo clan Russell Bufalino (Joe Pesci). Sullo sfondo eventi di grande risonanza storica come la presidenza Kennedy, le inchieste giudiziarie del fratello Bobby nonché la crisi missilistica di Cuba all’inizio degli anni ’60. Il film si presenta come un racconto epico, imponente, ma dall’impianto classico; “The Irishman” possiede una narrazione asciutta, feroce e a tratti grottesca. La messa in scena, poi, riserva grande fascino e coinvolgimento così come la regia di Scorsese, capace di comporre quadri metropolitani simili a tragedie shakespeariane. Scorsese di fatto torna ai temi a lui più cari: ascesa e dinamiche della malavita organizzata con sparatorie crude e serrate, ma anche graffiante umorismo nero. Tra i passaggi importanti di “The Irishman” si segnalano i raccordi finali quando Frank e gli altri malavitosi sono sul viale del tramonto, fase in cui si assottiglia il “fascino del Male” e si leggono con chiarezza sui volti dei protagonisti le conseguenze di un’esistenza sregolata e improntata alla vendetta. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e problematico, con un’attenzione ai minori per le sparatorie violente ed esplicite.
“Il giorno più bello del mondo”
Presentato ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, “Il giorno più bello del mondo” di e con Alessandro Siani – già regista del “Principe abusivo”, “Si accettano miracoli” e “Mister felicità” – è un film a misura di bambino, una favola condita di umorismo ed elementi fantastici. È la storia di Arturo Meraviglia (Siani), artista napoletano spiantato che è chiamato a occuparsi di due bambini, Rebecca e Gioele; quest’ultimo in particolare manifesta dei poteri speciali. Tutto ciò attiva delle situazioni frizzanti e imprevedibili, di sicuro divertimento per piccoli e non. Il taglio della commedia di Siani è prettamente natalizio, anticipando di fatto la stagione delle feste: c’è umorismo, ma gentile, insieme alla ricerca di sguardi positivi e zuccherosi.
“L’Uomo del Labirinto”
Nel 2017 lo scrittore Donato Carrisi ha esordito al cinema con l’adattamento di un suo romanzo, “La ragazza della nebbia”, concitato thriller esistenziale con Toni Servillo. Due anni dopo torna con un progetto analogo ma ancora più ambizioso, “L’uomo del labirinto”. Prendendo le mosse da un altro suo thriller, Carrisi costruisce un racconto intricato, psicanalitico, a tratti inverosimile; oltre a Servillo mette al centro della vicenda un veterano di Hollywood, Dustin Hoffman. La storia presenta coordinate spazio-temporali sfumate, volutamente confuse: protagonista è Bruno (Servillo) chiamato a indagare sulla scomparsa di una ragazza rapita mentre si recava a scuola; quindici anni dopo la giovane ricompare in una clinica, ma senza ricordare nulla dell’accaduto. Si apre così un viaggio, fisico e mentale, alla ricerca della verità. Carrisi utilizza uno stile claustrofobico, costruendo l’azione prevalentemente in un ambiente chiuso; il pathos è sempre elevato e sollecitato, ma purtroppo la narrazione non scorre fluida, risultando appesantita e ridondante. Gli attori sono certamente una garanzia, ma non possono sostenere tutto. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso, problematico e adatto a un pubblico adulto per le immagini crude e cariche di tensione.
“Il cielo sopra Berlino”
Sarà nelle sale solamente lunedì 4 e martedì 5 novembre la versione restaurata del film Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino” (“Der Himmel über Berlin”, 1987), premio miglior regia al 40° Festival di Cannes. L’opera visionaria e poetica dell’autore tedesco – che nel 2018 ha diretto anche il film su papa Bergoglio, “Papa Francesco. Un uomo di parola” – è segnata dai richiami agli angeli di Rainer Maria Rilke e costituisce una suggestiva riflessione sull’esistenza umana. Il film, interpretato da Bruno Ganz e Peter Falk, racconta il passaggio dell’angelo Daniel alla vita terrena per amore di una giovane donna, Marion. All’epoca la Commissione nazionale valutazione film della CEI aveva scritto del film: “Splendido, mirabile, film indubbiamente complesso, eppure mai complicato. Apologo ricchissimo di spiritualità, di valori etici e di poesia. Un inno alla semplicità e alla bontà, una perfetta citazione dell’infanzia come condizione ‘storica’ dell’uomo e, allo stesso tempo, una esaltazione anche struggente della memoria come testimonianza preziosa. Nella più sincera e autentica ‘pietas’, risultando alla fine convalidata l’accettazione coraggiosa e totale della vita (…) Raccomandabile, complesso, dibattiti” (“Segnalazioni cinematografiche”, Vol. 104, 1988, p. 75-76).
Articolo disponibile su Agenzia SIR
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