Appuntamento al cinema come ogni giovedì. Ecco le novità in sala dal 24 gennaio, raccontate nella rubrica settimanale del Sir e della Commissione nazionale valutazione film Cei. Una selezione di quattro titoli adatti a un pubblico ampio e variegato: con 10 nomination ai prossimi Oscar arriva in sala il dramma grottesco “La favorita” di Yorgos Lanthimos, il mélo statunitense “Se la strada potesse parlare” di Barry Jenkins, la commedia ironica argentina sul mondo dell’arte “Il mio capolavoro” di Gastón Duprat e la commedia italiana “Compromessi sposi” di Francesco Miccichè con il duo Salemme-Abatantuono.
“La favorita”
Alla 75ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia “La favorita” (“The Favourite”) del regista greco Yorgos Lanthimos ha vinto due riconoscimenti di primo piano, il gran premio della giuria e la Coppa Volpi per la miglior attrice Olivia Colman. Acclamato poi ai Golden Globe e in testa alle candidature dei premi britannici Bafta, il film di Lanthimos ha appena fatto il pieno di nomination (10 in tutto) ai prossimi Oscar edizione 91, al pari di “Roma” di Alfonso Cuarón. Uscendo ora in sala, vediamo di inquadrare meglio il film: è la storia della monarchia inglese nel XVIII secolo sotto Anna Stuart (Colman). Anna rivela un temperamento capriccioso e instabile, facilmente manipolata tanto dalla sua dama di compagnia Lady Sarah Marlborough (Rachel Weisz), che dalla giovane arrampicatrice sociale Abigail (Emma Stone). Lanthimos sovverte lo sguardo patinato sulla monarchia, marcando eccessi, manipolazioni, corruzione e uso del corpo come passe-partout di ascesa sociale. Un’invettiva del regista sulla seduzione del potere e sulla corruzione dilagante. Bravissime le interpreti, che imprimono forza e dinamismo a un racconto non facile, ma narrativamente solido. Dal punto di vista pastorale il film è complesso e problematico, segnato da momenti non adatti ai minori.
“Se la strada potesse parlare”
Barry Jenkins, dopo l’Oscar nel 2017 per “Moonlight”, torna al cinema con una storia forte, sempre legata ai diritti della comunità afroamericana negli USA, marcando un’evidente crescita artistica. Parliamo di “Se la strada potesse parlare” (“If Beale Street Could Talk”), ispirato dal romanzo di James Baldwin, film che ha appena ricevuto 3 candidature agli Oscar. La storia: Harlem anni ’70, Alonzo e Tish sono due giovani innamorati, che incontrano non poche difficoltà; Alonzo viene accusato infatti di un crimine che non ha commesso e Tish inizia una lunga battaglia per farlo scarcerare, scoprendo inoltre di essere incinta. Jenkis compone un’opera di grande emozione e di forte compattezza narrativa, che coniuga la denuncia con pagine sentimentali belle ed emozionanti, arrivando a richiamare il recente “Loving” di Jeff Nichols così come testi classici alla “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare. “Se la strada potesse parlare” è un film convincente, compatto e di grande spessore, adatto certamente per approfondimenti e dibattiti. Dal punto di vista pastorale, il film è complesso e problematico.
“Il mio Capolavoro”
Gastón Duprat ha ottenuto una buona popolarità nel 2016 con il film “Il cittadino illustre”, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia; ora l’autore argentino realizza una commedia ironica sul mondo dell’arte, “Il mio capolavoro” (“Mi obra maestra”). È la vicenda del gallerista Arturo, uomo raffinato e senza scrupoli che vive Buenos Aires; tra i pittori che segue c’è Renzo, artista spiantato e confuso, che sopravvive grazie alla generosità del gallerista. Una fotografia di un’amicizia profonda e pulita, che resiste anche nelle difficoltà della vita. Senza voler svelare troppo del racconto, fatto di passaggi e sorprese imprevedibili, il copione si muove lungo uno schema dinamico e movimentato, grazie anche a un dialogo di smaltata brillantezza. I due attori, Guillermo Francella e Luis Brandoni, offrono un contributo determinante alla narrazione. Il film è da valutare come consigliabile e brillante.
“Compromessi sposi”
Dopo i recenti “Loro chi?” e “Ricchi di fantasia”, Francesco Miccichè torna in sala con un’altra commedia che fotografa la società italiana di oggi in chiave ironico-irriverente. Si chiama “Compromessi sposi” ed è la storia di due futuri suoceri, Gaetano (Vincenzo Salemme) e Diego (Diego Abatantuono), il primo del Sud e l’altro del Nord, che si oppongono al matrimonio dei rispettivi figli. Tra gag e battute su differenze culturali, il film mantiene un buon andamento sino alla fine; conta anche su una fitta rete di caratteristi, serbatoio inesauribile del filone comico italiano, che fanno da indispensabile “spalla” al duo Salemme-Abatantuono. Scritto con insolita verve e costante leggerezza, qua e là spiritoso e divertente, il copione tiene il passo. Nel complesso, il film è consigliabile e brillante.
Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR
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