Passato con successo alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2013, dove ha ottenuto diversi riconoscimenti tra cui il Premio Orizzonti per la migliore regia e il Premio Francesco Pasinetti per miglior film, Still Life di Uberto Pasolini esce ora in DVD. Un film certamente da riscoprire, che dal punto di vista pastorale è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
È la storia funzionario comunale londinese John May, incaricato di rintracciare i parenti più prossimi delle persone morte in solitudine. Un giorno gli viene assegnato il caso di Billy Stoke, un alcoolista trovato morto nell’appartamento di fronte al suo, e quasi nello stesso momento, riceve dal suo superiore la comunicazione del suo licenziamento per ridimensionamento dell’ufficio. Billy Stroke sarà dunque il suo ultimo caso, ma anche l’opportunità per ripensare la sua vita.
Uberto Pasolini si è fatto conoscere nel 1998, producendo Full Monthy – Squattrinati organizzati e esordendo nella regia nel 2008 con Machan. Questo suo secondo film si svolge tutto a Londra. Still life in inglese può avere vari significati: “’vita ferma”, “ancora vita” o “vita fotografata”. In italiano è tradotto con “natura morta” ma nell’originale la scelta della “vita” prevale sulla “morte”. Se il modo di svolgere quel curioso compito ha qualcosa di burocratico e freddo, è proprio la presenza di John a cambiare il volto di questa triste incombenza, a spostare i termini dell’impegno dalla squallida sensazione di obbligo alla prospettiva di un recupero di vite abbandonate e ugualmente degne di vicinanza e umanità. John è uno che porta conforto, che aiuta a comporre il corpo e a non lasciarlo solo a se stesso. Lo fa accompagnare da un discorso, una frase, una preghiera, anche nelle tante sfumature spirituali che una città come Londra esige. Accompagnare la morte per parlare di vita. Così John resta personaggio indimenticabile nell’invito al rispetto e alla ricerca di equilibri interiori che trasmette allo spettatore.
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