Il trono di “GoT”. Che “Il Trono di Spade” (“Game of Thrones”) abbia segnato il panorama televisivo nel decennio 2010-20 è innegabile; la serie Tv ha di fatto cambiato le logiche del racconto seriale, del genere fantasy ma non solo. Prodotta da HBO la saga targata David Benioff e D.B. Weiss, uscita dalla penna di George R.R. Martin, conta ben 8 stagioni e 73 seguitissimi episodi che hanno polverizzato record su record. Ormai da alcuni anni i colossi dello streaming stanno cercando in maniera insistente un titolo capace di raccoglierne l’eredità narrativa-spettatoriale. Netflix ad esempio ci sta provando con “The Witcher” (dal 2019, la seconda stagione è in arrivo a dicembre 2021) e con “Tenebre e Ossa” (“Shadow and Bone”, la seconda in preparazione per il 2022), mentre Amazon con la piattaforma Prime Video sta puntando tanto sul rifacimento del “Signore degli Anelli” quanto sulla nuova serie “La Ruota del Tempo” (“The Wheel of Time”), adattamento dell’omonima saga fantasy nata negli anni ’90 dalla penna di Robert Jordan (vero nome James Oliver Rigney) e proseguita alla sua morte da Brandon Sanderson, per un totale di 14 volumi. La saga ha venduto oltre 90 milioni copie.
Sulle tracce del Drago. In un mondo che si gioca in una continua e aspra battaglia tra luce e tenebre, la vita dell’uomo oscilla in base ai movimenti della Ruota del Tempo. Figura chiave nell’impedire l’avanzata dell’oscurità è il Drago, la sua reincarnazione in un giovane uomo. Moiraine, donna dai poteri magici appartenente all’organizzazione millenaria delle Aes Sedai, rintraccia i segni del Drago rinato in quattro giovani.
Pros&Cons. L’impegno produttivo è di certo evidente nonché oneroso. Parliamo della prima stagione della “Ruota del Tempo” (8 episodi), ideata da Rafe Lee Judkins. Lo sfondo narrativo è quello comune al “Trono di Spade”, una sorta di Medioevo fantasy dove l’esistenza dell’uomo è segnata dalla presenza della magia e da una vertigine vibrante che attira verso il male, verso la corruzione. Se l’ambientazione e in generale la messa in scena risultano accurate e sontuose, non sempre gli effetti speciali tengono il passo. Da un punto di vista narrativo, poi, i primi episodi risultano di certo avvincenti, forse un po’ appesantiti da inserti didascalici, da un eccesso di spiegazioni funzionali comunque alla comprensione di una storia particolarmente articolata. Tra gli interpreti capofila c’è la britannica Rosamund Pike, che si sta distinguendo sempre di più per interpretazioni versatili: suoi sono “L’amore bugiardo” (2014), “Hostiles” (2017), “A Private War” (2018) e “Radioactive” (2019). Nel cast figura anche lo spagnolo Álvaro Morte, popolarissimo interprete della “Casa di Carta” nel ruolo del Professore. Nel complesso la serie “La Ruota del Tempo” parte con le migliori intenzioni, anche se la dimensione stilistica-narrativa non vanta ancora una chiara originalità, una piena riuscita. Dal punto di vista pastorale “La Ruota del Tempo” è complessa, problematica e per dibattiti.
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