Ritorno al lago. C’è ancora un lago nella vita professionale di Andrea Molaioli. Romano, classe 1967, Molaioli dopo aver lavorato come aiuto-regista accanto a Nanni Moretti e ad altri autori del cinema nazionale, ha trovato una grandissima popolarità con il suo film d’esordio “La ragazza del lago” (2007), dieci premi David di Donatello. Dopo quel giallo con protagonista il commissario Sanzio, il sempre bravo Toni Servillo, ecco un nuovo crime sulle sponde di uno specchio d’acqua: “Bella da morire”, quattro puntate su Rai Uno da domenica 15 marzo. Prodotta da Cattleya-ITV Studios con Rai Fiction, “Bella da morire” è una miniserie che supera i confini del genere giallo per trasformarsi in un racconto di impegno civile, una testimonianza contro la violenza sulle donne e la piaga del femminicidio nel nostro Paese. Protagonista è la convincente Cristiana Capotondi; accanto a lei Matteo Martari, Lucrezia Lante Della, Rovere Elena Radonicich, Benedetta Cimatti e Paolo Sassanelli.
La tenacia di Eva. È una donna che non molla Eva. È un ispettore di polizia che segue casi di violenza sulle donne. È un’ossessione per lei, un impegno professionale e sociale. Non si dà tregua. Abbandona la grande città, dove vive sola, e fa ritorno a casa, in famiglia, nel paesino di provincia lungo un lago; lì la sorella ha bisogno di lei, perché è una madre sola e non sa più come tirare avanti. Appena ritornata nella città natale, Eva viene travolta anche dalle indagini di uno strano omicidio: il corpo di una giovane modella ritrovato in fondo al lago. Lavoro e vita personale ancora una volta sono destinati a intrecciarsi…
Pros&Cons. È tornato sul “luogo del delitto” Andrea Molaioli. Dopo il suo folgorante “La ragazza del lago” e una manciata di altri titoli – “Il gioiellino” (2011), “Slam. Tutto per una ragazza” (2016) e la serie “Suburra” (2017-2019) –, ecco che l’atmosfera misteriosa di un lago nel Nord d’Italia si impadronisce nuovamente di lui. Molaioli sa come sfruttare al meglio i paesaggi, nebbie e colori algidi tra autunno e inverno, lo scenario naturale ideale per far esplodere un racconto poliziesco ad alta tensione. Dirige con padronanza e fluidità; la scrittura della serie, poi, si rivela da subito fresca e dal respiro internazionale – chissà se hanno pensato a “Broadchurch” gli sceneggiatori Filippo Gravino, Flaminia Gressi e Davide Serino –, agganciando con facilità lo spettatore adulto (i minori è meglio lasciarli lontani). C’è il meccanismo dell’indagine, del mistero, ma anche il dramma personale dei protagonisti dai legami familiari affannati, faticosi. La prima puntata di “Bella da morire” è partita bene, con ritmo e buoni ascolti (oltre 5milioni, con il 20% di share). Appuntamento a domenica prossima, per vedere la tensione regge.
Articolo disponibile anche su Agenzia Sir
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