Madre Coraggio. No, non è l’opera del drammaturgo Bertolt Brecht, ma un po’ si avvicina. Parliamo della miniserie “La sposa” con protagonista Serena Rossi nel ruolo di una madre coraggio nell’Italia degli anni ’60 che a gennaio su Rai Uno (dal 16 al 30 gennaio) ha fatto il pieno di ascolti, raggiungendo nell’ultima puntata 7milioni di spettatori e il 31,81% di share. Dati record al pari di “Doc. Nelle tue mani” e “L’amica geniale”. Diretta dal veterano dei sentimenti Giacomo Campiotti e sceneggiata da Valia Santella, “La sposa” ci conduce nell’Italia rurale del boom economico, componendo un omaggio alla memoria sociale del Paese e al contempo offrendo suggestioni sul presente, sottolineando soprattutto rispetto della natura. Così racconta infatti il regista: “Il film è ambientato nella Terra, e racconta il legame antico e imprescindibile che l’uomo ha con essa. Fatto di gioie e fatiche, in un delicato equilibrio fondato sul rispetto”.
Tema centrale è anche il riscatto della figura della donna, capofila nel processo di cambiamento sociale e culturale. “Mi piace molto – aggiunge Campiotti – la visione della donna che presenta la nostra serie. Maria inizialmente appare il carattere più debole, è l’agnello sacrificale predestinato in un mondo gretto e maschilista. Ma alla fine della storia… risulta lei essere la più forte!”
Parabola di un riscatto. Calabria’60, la giovane Maria per garantire un futuro migliore ai propri fratelli accetta un matrimonio per procura con un agricoltore vicentino, Italo. Trasferitasi in Veneto, Maria sperimenterà inizialmente la durezza della terra e delle relazioni, piano piano però riuscirà a entrare nel cuore della comunità locale e a far fiorire anche quel matrimonio nato sulla carta…
Pros&Cons. Diciamolo subito, Giacomo Campiotti sa fare il suo mestiere, eccome. Sua è la regia di opere Tv come “Giuseppe Moscati” (2007), “Preferisco il Paradiso” (2010) e il cult “Braccialetti rossi” (2014-16). Con la miniserie “La sposa” l’autore si muove su un terreno consolidato, dove riesce a dare il suo meglio: si tratta infatti di un racconto abbastanza convenzionale, tra il mélo e il romanzo storico di matrice sociale, che riprende le fila della storia del Paese mettendo in campo emozioni vibranti, soprattutto pennellate di buoni sentimenti.
Al di là di evidenti scivolate mielose oppure di soluzioni abbastanza stereotipate, che sono sì la fotografia dell’Italia del periodo ma a ben vedere un po’ scontate e “telefonate”, la miniserie “La sposa” viaggia spedita sul proprio binario, forte di una regia capace e matura, come pure di un cast ben amalgamato che punta tutto sulla luminosità e l’energia della protagonista Serena Rossi. Lei è il cuore del racconto, lei trascina tutto e tutti, un po’ come Luisa Ranieri in “Luisa Spagnoli” oppure “La vita promessa”. Nell’insieme un racconto iper-tradizionale, che coinvolge senza però stupire. Un giocare sul sicuro, che fa comunque il pieno di ascolti. Dal punto di vista pastorale “La sposa” è consigliabile, problematica e per dibattiti.
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