“Sì la vita è tutto un quiz”. Così cantava Renzo Arbore, brano portante del programma “Indietro tutta!” (1987). E mai titolo potrebbe essere più adatto per introdurre la miniserie inglese “Quiz” (2020, 3 episodi) diretta dal regista cinematografico Stephen Frears, autore di riusciti ritratti del Regno Unito come “The Queen” (2006) o “Philomena” (2013). Frears ci racconta la nascita nel 1998 del popolarissimo game show “Who Wants to Be a Millionaire?” targato ITV, cui partecipò il maggiore Charles Ingram, vincitore dell’ambito montepremi e poi finito in stato di accusa per frode. Interpreti di questa miniserie sono alcuni dei più brillanti attori inglesi del momento come Matthew Macfadyen (“Succession”), Michael Sheen (“Frost/Nixon”) e Helen McCrory (“MotherFatherSon”).
Il caso Ingram. Alla fine degli anni ’90 in Inghilterra viene lanciato in Tv “Who Wants to Be a Millionaire?” ed esplode una vera e propria febbre da quiz. Charles Ingram, maggiore nella Royal Army, e la moglie Diana, provano a turno la fortuna nel game show. Per prima Diana partecipa come concorrente, ma si blocca alle prime domande. Tempo dopo è la volta anche di Charles, che riesce a superare la selezione e una volta in gare con il noto conduttore Chris Tarrant arriva a sbancare il montepremi. A luci spente, però, tra i produttori della trasmissione emerge il dubbio sulla correttezza del concorrente, che possa aver barato grazie a un complice in studio. È l’inizio di un acceso caso giudiziario…
Pros&Cons. C’è poco da dire, un bravo autore lo si riconosce subito da poche inquadrature. E così è Stephen Frears, regista britannico classe 1941, che possiede uno stile di racconto che fonde realismo, dramma con lampi di puro English humor. Questa volta Frears si confronta, nella formula della miniserie evento in 3 episodi, con un fatto di cronaca che è entrato nelle pagine della Tv e della società inglese. A distanza di vent’anni, infatti, molti si chiedono ancora se i coniugi Ingram, vincitori del jackpot di “Chi vuol essere milionario?”, siano o meno colpevoli di frode. Un caso che ha messo in moto anche i media al punto da infiammare l’opinione pubblica ai danni degli stessi Ingram, vittime persino di ripetute aggressioni. In sede di tribunale, poi, passaggio reso con grande incisività da Frears nella miniserie – grazie anche alla performance dell’attrice Helen McCrory, avvocato difensore della coppia –, emergono non solo i dubbi sulla condotta di Charles ma anche sull’operato della produzione e gli interessi economici in ballo per il network. Un giallo, insomma, governato con grande capacità da Frears, che mantiene elevata la tensione narrativa e nello specifico il mistero sui suoi personaggi, che si sottraggono alla facile polarizzazione buoni-cattivi. Il regista allarga il campo della riflessione sulla società del tempo, mettendo a tema l’ossessione per i game show, visti come disperata soluzione per attivare l’ascensore sociale.
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