Piccole donne. Non le sorelle March, protagoniste del classico della letteratura statunitense di Louisa May Alcott; anche se, a ben vedere, qualche punto ti tangenza con “Piccole donne” si potrebbe rintracciare, a cominciare da quello sguardo sulla donna, insofferente alle costrizioni del tempo e al modo in cui viene relegata nella società e in famiglia. Parliamo del fenomeno “L’amica geniale”, tetralogia bestseller firmata da Elena Ferrante e oggi ammiratissima serie Tv tra Italia, Europa e Stati Uniti (grazie all’intesa con il colosso Hbo). A portare “L’amica geniale” sullo schermo è stato nel 2018 il regista Saverio Costanzo; nella seconda stagione nel 2020, “Storia del nuovo cognome”, ancora Costanzo con la collega Alice Rohrwacher. Da febbraio 2022 su Rai Uno e RaiPlay arriva la terza stagione, “Storia di chi fugge e di chi resta”, diretta da Daniele Luchetti. Firmano la sceneggiatura la stessa Elena Ferrante, Saverio Costanzo, il Premio Strega Francesco Piccolo e Laura Paolucci.
Anni roventi. Lenù e Lila sono ormai giovani donne nella Napoli anni ’70, che si accende di tensioni e contestazioni. Lenù si è laureata a Pisa, ha pubblicato il suo primo romanzo e vede davanti a sé un matrimonio con un docente universitario in carriera. Lila, invece, è in un buco nero di angosce e sofferenze: abbandonato il marito violento, cresce il figlio lavorando senza sosta in una fabbrica tra diritti latitanti e continue vessazioni…
Pros&Cons. Primo sguardo sulla terza stagione dell’“Amica geniale”, “Storia di chi fugge e di chi resta”. Le nostre due eroine dolenti, Lenù e Lila, hanno fatto di tutto pur di spezzare le catene che le ancoravano alla periferia di Napoli, uno spazio senza futuro, soprattutto per le donne. Lenù ha scommesso tutto sull’istruzione, sulla laurea; Lila, seppur dotata a livello intellettivo, non ha potuto seguire la stessa strada dell’amica e così si è sposata pur di attivare il proprio ascensore sociale. Un matrimonio infelice, una prigione di violenze e silenzi, da cui però fugge.
Insomma, due tentativi di scappare dal proprio destino inclemente in una società che va esaurendo il sogno inebriante del boom economico e si avvita in una vertigine di moti rivoluzionari. “Nel racconto di questo decennio – ha dichiarato il regista Luchetti – ho usato i procedimenti del cinema che mi appassionava da adolescente, quello degli anni ’70, così come le prime stagioni erano benedette dall’influenza del neorealismo”.
Una parola infine sulle attrici Margherita Mazzucco e Gaia Girace: queste due giovanissime interpreti sorprendono, e non poco, per la maturità con cui abitano i personaggi di Lenù e Lila, per come riescono a imprimere così tante sfumature espressive ed emozionali nelle svolte di crescita delle protagoniste. Arrivano a mettere in campo un elevato livello introspettivo di rara bellezza, fatto di parole e di sguardi. Applausi, applausi!
Articolo disponibile anche sul portale dell’Agenzia SIR