Dentro la Tv. La forza del perdono: su Sky-Now “A Good Person” di Zach Braff
lunedì 12 Giugno 2023
Un articolo di:
Sergio Perugini
Perdonare. È spesso l’atto più difficile da compiere, soprattutto se si è vittime di un’ingiustizia, ma si tratta anche di una scelta di misericordia, capace di aprire un orizzonte di libertà, di ritrovata speranza. Il perdono è stato più volte esplorato dal cinema. Due titoli in evidenza: lo struggente “The Whale” (2023) di Darren Aronofsky, rivelazione a Venezia79, che ha segnato il ritorno (da Oscar!) di Brendan Fraser nel ruolo di un padre tormentato che sul crinale della vita trova il disperato coraggio di riconciliarsi con la figlia adolescente Ellie (Sadie Sink); e il bellissimo “Philomena” (2013) di Stephen Frears con Judi Dench e Steve Coogan, la storia vera di una madre, Philomena Lee, che in età avanzata compie un viaggio alla ricerca del figlio sottrattole da ragazza in un istituto di suore in Irlanda. Una storia di sofferenze, che non si smarrisce nel livore bensì abbraccia perdono e conforto nella fede. Dal 30 maggio è su Sky e Now il film statunitense “A Good Person” di Zach Braff con il Premio Oscar Morgan Freeman e Florence Pugh.
La vita in un attimo. New York oggi, Allison è una ventenne prossima al matrimonio con Nathan; per comprare il vestito da sposa si fa accompagnare dalla futura cognata, ma in macchina qualcosa va storto: la sua distrazione legata al telefono causa un incidente. Solo Allison si salva. Un anno dopo, Allison è sola e dipendente da antidolorifici; non riesce a superare i rimorsi. Rivolgendosi a un gruppo di aiuto incontra Daniel (Freeman), padre di Nathan e della ragazza morta nell’auto…
Pros&Cons. Zach Braff, classe 1975, nella prima parte della sua carriera è stato un attore di matrice comica: tra i suoi lavori più noti la serie “Scrubs” (2001-10). Negli anni è passato anche dietro alla macchina da presa, dirigendo a oggi quattro film: l’ultimo, “A Good Person” (2023), lascia il segno nell’esplorare le pieghe del dolore, della dipendenza, del risentimento e infine del perdono. Scritto dallo stesso Braff, “A Good Person” mette a tema la dimensione dell’errore in cui può cadere una persona: una semplice leggerezza che si trasforma in danno permanente. Allison, da ragazza spensierata si perde in una vertigine di rimorsi e pasticche (ossicodone), che diventano ben presto una droga. La ragazza è determinata ad anestetizzare il dolore, ma così affoga nello sbandamento. Sarò il suo quasi suocero Daniel a tenderle la mano per la risalita: lui che non sopporta la vista della giovane, responsabile della morte della figlia, fa forza su di sé, si aggrappa alla fede e scommette nella possibilità di riscatto. Il perdono come atto liberatorio, come gesto accorato di salvezza, per placare anche i propri demoni interiori: solo facendo così Daniel riesce a difendersi dalla tentazione della bottiglia. Braff fa dunque centro con una storia dura, bruciante, che tocca temi densi gestiti con controllo e realismo; a dare però forza e intensità al racconto sono soprattutto i due interpreti, Morgan Freeman e Florence Pugh, che elevano e fanno volare il film. “A Good Person” è un’opera non perfetta, ma di certo valida e da non perdere. Consigliabile, problematico, per dibattiti.