“Giovinezza che si fugge tuttavia”. È un passaggio della nota poesia di Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, signore di Firenze, mecenate e letterato. Alla sua figura, alla sua influenza nella politica dell’Italia rinascimentale, è dedicata la terza e ultima stagione della serie evento “Medici. Nel nome della famiglia” diretta da Christian Duguay e prodotta dalla famiglia Bernabei con la Lux Vide, in collaborazione con Rai Fiction, Big Light Productions e Altice Group. In onda su Rai Uno dal 2 dicembre con quattro prime serate (8 episodi in tutto), la serie funziona soprattutto nel pubblico in cerca di qualità, più adulto e scolarizzato. Gli ascolti sono buoni ma non così brillanti come da attese (appena sotto il 20%), ma l’operazione trova grande senso con la capillare diffusione estera; si parla infatti di oltre cento Paesi.
Il destino dopo i Pazzi. Lorenzo de’ Medici (Daniel Sharman) è reduce dalla “Congiura dei Pazzi”, con la famiglia ferita dalla morte del fratello Giuliano (Bradley James) e ridotta in pesanti difficoltà economiche, con l’assedio fuori dalla città per le continue tensioni con papa Sisto IV. Aiutato dalla moglie Clarice (Synnøve Karlsen), Lorenzo cerca in ogni modo di riscattare la città e promuovere un nuovo tempo di pace, ma non poche sono le insidie che gli vengono tese dentro e fuori dalla sua dimora. Tra le figure di rilievo in questa terza stagione c’è Girolamo Savonarola (Francesco Montanari).
Pros&Cons. Va riconosciuto grande intuito e merito alla Lux Vide e alla Rai per aver scommesso su una serie Tv in costume come “Medici”, con un elevato impegno produttivo per il lavoro di ricostruzione, per i costumi e le ricerche storiche. Una serie che si è lasciata subito apprezzare dal pubblico estero, oltre che italiano, puntando sul racconto avventuroso della famiglia toscana più influente del Rinascimento e incrociando anche i grandi nomi della storia dell’arte, tra cui Botticelli, Leonardo e Michelangelo. A livello narrativo, “Medici” ha una scrittura molto buona e coinvolgente, sbilanciata soprattutto nel racconto del difficile conflitto politico, con gli altri regni del tempo e soprattutto con la figura del Papa. Riusciti inoltre i raccordi dedicati alle complesse dinamiche familiari, tra gelosie, ambizioni e i tormenti del cuore, che imprimono ulteriore appeal e compattezza all’impianto storico della serie. Forse il racconto non sempre scorre in maniera fluida, non sempre riesce a tenere alto il livello della tensione narrativa; a volt dei passaggi sembrano troppo didascalici, smorzando pathos. In questo si nota la non poca distanza con il modello narrativo del decennio, “Game of Thrones”. Nell’insieme comunque “Medici” funziona, piace e permette al nostro Paese di penetrare mercati audiovisivi altamente competitivi come quello a stelle e strisce.
Articolo disponibile anche su Agenzia SIR
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