Dentro la Tv: Su Netflix la miniserie “Un uomo vero” firmata David E. Kelley
lunedì 20 Maggio 2024
Un articolo di:
Sergio Perugini
David E. Kelley. Il noto produttore, sceneggiatore e showrunner statunitense ha firmato solo nell’ultimo decennio alcune delle miniserie più incisive del panorama televisivo. Tra i lavori più acclamati troviamo “Big Little Lies” (2017-19, Hbo, in Italia su Sky), con capofila Reese Witherspoon, Nicole Kidman e Shailene Woodley, un intricato giallo di matrice sociale che regala un manifesto contro le violenze domestiche ai danni delle donne. Sono seguite “The Undoing” (2020, Hbo, in Italia su Sky), sempre con la Kidman, Hugh Grant e la nostra Matilda De Angelis, e “Nine Perfect Strangers” (2021, Prime Video), ancora la Kidman insieme a Melissa McCarthy e Bobby Cannavale. Per Netflix Kelley ha firmato nel 2022 la miniserie “Anatomia di uno scandalo”, dal romanzo di Sarah Vaughan, e la serie legal “Avvocato di difesa. The Lincoln Lawyer”. Da inizio maggio è approdata sempre sul colosso streaming “Un uomo vero” (“A Man in Full”), con Jeff Daniels, Diane Lane, Bill Camp, Tom Pelphrey, Aml Ameen e Lucy Liu.
La storia. Atlanta, Charlie Croker è un influente immobiliarista, che vive sulla cresta dell’onda e incurante di sperperi di denaro. Convocato dalla banca, scopre che quest’ultima non è più disposta a sostenere la linea di credito. È l’inizio di un terremoto che attraverserà la sua azienda ma anche la rete di amicizie e la famiglia…
Pros&Cons. Alla base della miniserie (sei episodi) c’è un romanzo dello scrittore Tom Wolfe, noto per “Il falò delle vanità” (1987); a dirigerla è l’attrice Premio Oscar Regina King (suo è anche “Quella notte a Miami…”, 2020) e Thomas Schlamme. David E. Kelley ha tratteggiato un quadro socio-politico degli Stati Uniti di oggi, mettendo a nudo il rampantismo economico-finanziario senza regole e remore; la linea di racconto segue una traiettoria satirico-grottesca, marcata da cinismo e anche da una certa “ferocia”. Croker, che Jeff Daniels sagoma con efficacia, è un uomo abituato al successo, ad avere tutte le porte aperte nelle relazioni lavorative e politiche, forte di un uso del denaro seduttivo; quando la banca gli nega il sostegno economico di cui ha bisogno, il suo impero va in stallo e attorno a lui parte una danza macabra dai riflessi tragicomici. Una miniserie che lancia qua e là riflessioni acute, ammantate però da uno stile giocato all’eccesso. In molti hanno riconosciuto linee visive e narrative vicine al cult Hbo “Succession” (2018-23) di Jesse Armstrong, una lotta moralmente misera ed efferata per la conquista del potere in una famiglia al vertice di un importante gruppo media americano. Vero, dei punti di contatto si possono rintracciare, ma a differire sono scrittura, dinamica e tensione di racconto, come pure performance attoriale: nonostante il valido cast di “Un uomo vero” siamo di certo lontani dall’affresco shakespeariano disegnato da Armstrong e messo in atto da attori sorprendenti come Brian Cox, Jeremy Strong, Sarah Snook e Kieran Culkin. Nell’insieme “Un uomo vero” è una proposta interessante, che però non riesce del tutto a imporsi per qualità di scrittura e svolgimento. Complessa, problematica, per dibattiti.