Dentro la Tv: Su Netflix la seconda stagione di “The Diplomat” con Keri Russell
martedì 26 Novembre 2024
Un articolo di:
Sergio Perugini
“The Crown”. Quando si parla di politica e istituzioni nel Regno Unito, immediatamente il pensiero va alla serie “The Crown”, titolo di punta del catalogo Netflix che con le sue sei stagioni firmate da Peter Morgan ha ridefinito il perimetro del genere storico-politico di impianto drammatico. Non è però il caso di scomodare la complessità narrativa e il perfezionismo estetico-visivo di “The Crown” per affrontare la seconda stagione di “The Diplomat”, altro titolo forte del colosso streaming. Seppur ambientata in Inghilterra, nei palazzi delle istituzioni, la serie è figlia di uno sguardo più sbilanciato sul mondo a stelle e strisce, forte di un imprinting in stile “Homeland” e “West Wing”. Del resto, la creatrice Debora Cahn viene proprio da quell’universo narrativo. Da ottobre 2024 è disponibile la seconda stagione con protagonisti Keri Russell, Rufus Sewell, David Gyasi, Ali Ahn, Rory Kinnear, Celia Imrie e Ato Essandoh.
La storia. Londra, l’ambasciatrice statunitense Kate Wyler è scampata a un attentato, mentre suo marito Hal Wyler è rimasto gravemente ferito. Salgono poi le tensioni tra la diplomatica e il primo ministro britannico Trowbridge. A complicare i rapporti tra i due Paesi è la presenza ingombrante della vicepresidente americana Grace Penn…
Pros&Cons. Sono solo sei gli episodi della seconda stagione di “The Diplomat” (la prima ne aveva otto), ma risultano ben calibrati per dinamica e azione. A firmare il copione è sempre Debora Cahn; a dirigere gli episodi è Alex Graves, regista di “Homeland” e di “Fondazione” (Apple TV+). Cosa aspettarsi da “The Diplomat 2”? Anzitutto un protagonismo sempre più femminile. A occupare la scena, infatti, sono tre donne di potere dallo stile diverso: l’ambasciatrice Wyler/Russell, pragmatica ma incerta sul proprio destino politico; Margaret Roylin/Imrie, un’eminenza grigia nel cuore di Downing Street; la granitica e algida Grace Penn/Allison Janney, vicepresidente USA, che è disposta a tutto pur di non perdere la poltrona. La partita a scacchi è nelle loro mani, perché i comprimari maschili tendono a sbiadire sullo sfondo, senza troppo mordente. Nel complesso, la serie corre veloce, in una girandola di intrighi che cresce per complessità e tensione, fino al consueto colpo di scena finale. All’inizio il copione sembra ripetersi in maniera quasi stancante, ma superati i primi episodi il racconto ingrana un passo deciso, con interessanti svolte narrative. Ovviamente la bilancia pende a favore di dinamiche politico-narrative più vicine al mondo statunitense rispetto a quello britannico; è una variazione su tema di “House of Cards” e “Homeland”, con stile e toni narrativi però peculiari. La serie funziona, ed è per questo che Netflix l’ha rinnovata per una terza stagione. Per gli amanti del genere. Complessa, problematica, per dibattiti.