La Luna nera. Era uno dei momenti più seguiti del gioco a premi “Luna Park”, lanciato nel 1994 su Rai Uno da Pippo Baudo: si sfidavano i quesiti della Zingara, interpretata da Cloris Brosca, sperando di non incappare nella temuta carta della Luna nera. A distanza di oltre vent’anni quelle atmosfere sembrano rivivono nella serie “Luna Park” da settembre 2021 su Netflix, una coproduzione tra il colosso streaming e l’italiana Fandango. Strutturata in 6 episodi da 45 minuti, la serie Tv ci riporta nelle atmosfere delle Roma anni ’60, tra i fermenti del boom economico, le atmosfere delle “Dolce vita”, la magia del Luna Park del quartiere Eur e gli echi del Secondo conflitto mondiale. Nel cast Simona Tabasco, Alessio Lapice, Tommaso Ragno, Milvia Marigliano, Lia Grieco, Paolo Calabresi e Fabrizia Sacchi.
Tutto per una farfalla. Roma 1962, Rosa (Lia Grieco) è una giovane donna di una famiglia alto-borghese in cerca della gemella scomparsa in circostanze misteriose nella primissima infanzia. Una sera durante un’uscita con gli amici al Luna Park Rosa si imbatte nella coetanea Nora (Simona Tabasco), la figlia dei giostrai: Rosa le confida che la sorella scomparsa aveva una voglia a forma di farfalla sulla spalla… Proprio quel segno sulla pelle che Nora custodisce segretamente sotto i vestiti.
Pros&Cons. Ideata e scritta da Isabella Aguilar (tra i suoi lavori televisivi si ricordano le serie “Baby”, “Pezzi unici” e “Tutto può succedere”), “Luna Park” è una serie tra commedia, dramma e mistery diretta da Leonardo D’Agostini e Anna Negri. Il racconto si snoda nei primi anni ’60, forti di quella spinta positiva data dal boom economico, dal magnetismo del cinema e dagli entusiasmi accesi dalla televisione. Nella cornice del tempo le ambizioni e i sogni di un gruppo di amici della Roma bene si scontrano e rimescolano con quelli di Nora e della sua famiglia di giostrai. Esistenze accomunate da un segreto, il rapimento di una bambina, come pure dai rigurgiti di una guerra mondiale ancora non del tutto metabolizzata. Se le suggestioni narrative all’inizio possono apparire di interessanti e di ampio respiro, lo svolgimento del racconto non sempre risulta solido e calibrato, in generale ben governato. Questa sovrabbondanza di fronti narrativi, infatti, tenuti tutti aperti nel corso dei sei episodi, non trova purtroppo alcun punto di approdo; oltre a far dedurre l’inevitabile attesa di una seconda stagione, tali dilatazioni tematiche-temporali generano non poca stanchezza nello spettatore. Nell’insieme, la serie “Luna Park” risulta accattivante oltre che per la cornice del tempo, anche per le interpretazioni puntuali di Simona Tabasco, Tommaso Ragno e Milvia Marigliano. Punto debole, purtroppo, rimane la linea del racconto troppo ondeggiante e fumosa, al punto sgonfiare la tensione narrativa. Dal punto di vista pastorale la serie “Luna Park” è complessa, problematico e per dibattiti.
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