221B Baker Street, London. Andando a visitare Londra, chi non ha avuto la tentazione di fare capolino a Baker Street (Marylebone), alla ricerca del celebre civico 221B? Parliamo dell’appartamento di Sherlock Holmes, iconico personaggio uscito dalla penna di Arthur Conan Doyle (il primo romanzo è datato 1887, “Uno studio in rosso”) divenuto nel corso del XX e XXI secolo uno dei soggetti più ricorrenti tra cinema e Tv. Basta citare il ciclo di film con Basil Rathbone anni ’30-’40, come pure la variante “Piramide di paura” (1985) di Barry Levinson o la recente saga “Sherlock Holmes” (2009-2011) di Guy Ritchie con Robert Downey Jr. e Jude Law. Tra le produzioni Tv è da ricordare di sicuro la riuscitissima miniserie BBC “Sherlock” (2010-2017), ideata da Steven Moffat e Mark Gatiss che vede come interpreti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman.
Un amabile sociopatico. Dice di sé di essere sociopatico, unicamente concentrato sul lavoro. È Sherlock (Cumberbatch), brillante consulente investigativo che vive nel cuore della Londra negli anni Duemila; condivide un appartamento in Baker Street con l’amico John Watson (Freeman), ex militare reduce da una missione in Afghanistan. La quotidianità accanto a Sherlock non è facile, affatto, perché non ha orari, ha ritmi forsennati quando lavora, ossessionato dalla verità. I metodi investigativi? Decisamente poco ortodossi…
Pros&Cons. Una delle rivisitazioni più geniali e riuscite del personaggio di Arthur Conan Doyle è questa miniserie inglese “Sherlock”, quattro stagioni, per un totale di 12 titoli e uno speciale “L’abominevole sposa”. Il fascino classico di Sherlock Holmes, quell’aplomb britannico ottocentesco, lascia il posto alle stramberie patologiche nella caratterizzazione che opera il bravissimo Benedict Cumberbatch, che rende il personaggio – sempre mantenendo il tratto della genialità logico-investigativa – opaco, fragile e deragliante, ma al tempo stesso così trascinante e coinvolgente che non si può non amare. Il nuovo Sherlock è spigoloso, irrequieto, come pure esilarante con il suo pungente black humor, e il modo con cui risolve i casi convince per originalità e articolazione. Questa miniserie BBC – disponibile su Netflix – ha il pregio di aver attualizzato, certo aumentando la carica problematica, un classico della letteratura, trovando una chiave narrativa nel segno del crime con inserti brillanti.
Se la prima stagione è puramente di ingresso, quasi un esercizio di stile tra regia e interpretazioni – attori grandiosi! –, le successive invece sono più intriganti, perché compongono gradualmente il complesso quadro della vita di Sherlock, disponendo le tessere del suo ritratto così anticonvenzionale tra di genialità, fragilità e celata tenerezza. Una visione perfetta per l’estate, per adulti e adolescenti (meglio se accompagnati).
Articolo disponibile anche su Agenzia Sir
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