Dentro la Tv: Miniserie Netflix “Tutta la luce che non vediamo”, dal romanzo Pulitzer
martedì 7 Novembre 2023
Un articolo di:
Sergio Perugini
Fare memoria. Il racconto dei due conflitti mondiali del XX secolo non si è mai affievolito tra letteratura, cinema e serie Tv. Un’urgenza di fare memoria della notte più buia attraversata dall’uomo, per non dimenticare, affinché errori e orrori non si ripetano. Basta guardare solo all’ultimo anno ai titoli tra grande e piccolo schermo: nella stagione cinema 2022-23 si è imposto il film targato Netflix “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Edward Berger, dal romanzo Erich Maria Remarque, che ha conquistato 4 Premi Oscar tra cui miglior film internazionale. Un affresco della tragedia, uno sguardo disperante sulle vite di giovani sacrificati nella Grande guerra, mandati a morire infarciti di illusioni. Ancora, nell’ottobre 2023 nelle sale italiane è uscito l’opera prima di Claudio Bisio “L’ultima volta che siamo stati bambini”, dal romanzo di Fabio Bartolomei: un gruppo di preadolescenti con i rastrellamenti del Ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, scoprono le crudeltà della guerra e diventano adulti presto, troppo presto. Dal 2 novembre è disponibile sulla piattaforma Netflix la miniserie in quattro episodi “Tutta la luce che non vediamo” (“All the Light We Cannot See”), adattamento dell’omonimo romanzo di Anthony Doerr.
Francia, 1944. Negli ultimi accessi combattimenti, tra l’imminente arrivo delle truppe statunitensi e le ostilità dei nazisti ancora su suolo francese, a St. Malo Marie-Laure, una ragazza cieca, trasmette illegalmente attraverso una postazione radio in casa. Nell’assenza dell’amato padre Daniel LeBlanc e dello zio Etienne, impegnati nella resistenza, la giovane mantiene vivo il morale della gente e al contempo diffonde messaggi in codice. Sulle sue tracce due soldati tedeschi, il brillante radiofonista Werner e lo spietato ufficiale Von Rumpel.
Pros&Cons. L’immediato successo nel 2014 del romanzo di Anthony Doerr, “Tutta la luce che non vediamo”, rimasto per oltre 200 settimane nella classifica dei best seller del “New York Times” (si parla di 5.7 milioni di copie vendute solo in Nord America) e suggellato dal Premio Pulitzer per la narrativa, ha aperto subito le porte di Hollywood. A portarlo sullo schermo, nella formula della miniserie, due autori di successo: il regista Shawn Levy e lo sceneggiatore Steven Knight. Il primo ha diretto “Free Guy” (2021), “The Adam Project” (2022) e diversi episodi del cult “Stranger Things”; il secondo vanta, tra i copioni, la serie “Peaky Blinders” (2013-22). Con il coinvolgimento di Netflix, la miniserie “Tutta la luce che non vediamo” ha subito destato grande interesse e attenzione. Nel cast oltre ai giovani Aria Mia Loberti e Louis Hofmann troviamo Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Lars Eidinger e Marion Bailey. La serie colpisce soprattutto per l’ottima confezione formale, tra un’accurata messa in scena e validi effetti visivi; la linea del racconto risulta serrata e avvincente, muovendosi tra dramma bellico, racconto di formazione e mélo sentimentale. Al di là di qualche scivolata didascalica e mielosa, il racconto funziona come pure risultano convincenti i personaggi, tutti ben caratterizzati. In particolare, Marie conquista per la sua determinazione e acutezza, mai limitata dalla sua condizione di disabilità. Una miniserie dolente e dolce, dal sapore educativo. Consigliabile, problematico, per dibattiti.