Made in Italy. Da domenica 6 marzo su Rai Uno e RaiPlay è iniziata l’avventura della serie “Noi”, family drama targato Cattleya, Rai Fiction e 20th Television, adattamento della fortunata serie Nbc “This is Us” (dal 2016) firmata Dan Fogelman, giunta oggi alla sua 6 e ultima stagione. Prima di addentrarci nelle pieghe di “Noi”, vale la pena però richiamare un interessante precedente. È la serie “Tutto può succedere” (2015-18), uscita dalla fucina di Cattleya che ha declinato in chiave italiana la statunitense “Parenthood” (sempre Nbc) creata da Jason Katims. “Tutto può succedere” è stata una scommessa assolutamente vinta per la Rai, imponendosi nel panorama italiano come un racconto familiare originale, credibile, coinvolgente, brillante e insieme struggente. Ora la Cattleya di Riccardo Tozzi ci riprova con “Noi”, forte di un’eco internazionale che avvolge la formula di “This is Us”. Alla regia è stato chiamato Luca Ribuoli, fresco del successo di “Speravo de morì prima” sulla vita di Francesco Totti, mentre a fare da capofila tra gli attori sono Lino Guanciale e Aurora Ruffino.
I Peirò. Torino anni ’80, Pietro e Rebecca Peirò sono prossimi alla nascita dei loro primi figli, tre gemelli. Nel parto, però, qualcosa va storto e uno non ce la fa. Nelle stesse ore in ospedale viene portato un neonato di colore abbandonato. Pietro e Rebecca decidono di accoglierlo. E così parte la loro avventura familiare, una storia che corre sino ai nostri giorni…
Pros&Cons. Operazione non poco rischiosa quella di “Noi”, adattamento di “This is Us”. Anzitutto perché la serie statunitense è ancora in onda (Prime Video e Sky), con un livello di popolarità non poco elevato. La storia quindi risulta ben nota, pertanto la sua ripetizione in chiave italiana potrebbe incorrere in un’emorragia di appeal, perché fin troppo simile, quasi una fotocopia. Inoltre, “This is Us” ha un impianto molto a stelle e strisce, un’istantanea ravvicinata di una famiglia che viaggia lungo diversi decenni intrecciandosi con la storia americana. A raccogliere la sfida in Italia è lo sceneggiatore Sandro Petraglia, veterano tra grande e piccolo schermo che ha firmato copioni cult come “La piovra” e “La meglio gioventù”; insieme a lui Flaminia Gressi e Michela Straniero hanno composto il telaio narrativo di “Noi” riducendo gli 18 episodi originali a 12. Visionando le prime puntate di “Noi” – ascolti discreti, circa 4milioni e 19% di share – si coglie una chiara cura formale, che riguarda regia, scrittura, interpretazioni e messa in scena, comprese le musiche di Andrea Farri e la splendida canzone di Nada “Mille stelle”. “Noi” decolla abbastanza bene, anche se risulta un po’ appesantita dall’ingombrante paragone con la gemella; servirà forse tempo per ingranare con il pubblico italiano, come del resto fu per “Tutto può succedere”, ma la cosa che si nota è che a “Noi” manca un po’ di tensione, di compattezza, necessarie per agganciare il pubblico nostrano, per far scattare la scintilla. Concediamo comunque fiducia. “Noi” è consigliabile, problematica e per dibattiti.
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