Dentro la Tv: Su Sky e Now la serie “Hanno ucciso l’uomo ragno” sugli 883

lunedì 4 Novembre 2024
Un articolo di: Sergio Perugini

Non ci sono solo i coloratissimi anni ’80. Anche gli anni ’90 vantano una storia di diffusa leggerezza, che trapela da atmosfere musicali, film e programmi televisivi, dalla moda e in generale da un’economia del sistema Paese ancora a trazione positiva. A intercettare il cosiddetto “sentiment” del decennio è una riuscita serie targata Sky Studios e Groenlandia: “Hanno ucciso l’uomo ragno. La leggendaria storia degli 883”, dall’11 ottobre 2024 su Sky e la piattaforma Now. A firmarla è Sydney Sibilia, che cura la regia (insieme ad Alice Filippi e Francesco Ebbasta), la scrittura e la produzione con Matteo Rovere. È la lettura in filigrana del mood di quegli anni nella prospettiva della periferia, attraverso la parabola del duo musicale 883, ovvero Max Pezzali e Mauro Repetto. A interpretarli Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli.

La storia. A Pavia, sul finire degli anni ’80, si incontrano sui banchi di scuola Max e Mauro, animati dal desiderio di trovare il proprio posto nel mondo e soprattutto di rompere la barriera di confine della periferia. A fornire loro una chance di cambiamento è la musica, in cui si ritrovano quasi per caso. A produrre i loro primi brani è il talent scout Claudio Cecchetto. Dall’anonimato alla notorietà il passo è breve, e tra le tappe significative c’è il palco del Festivalbar…

Pros&Cons. “Quando abbiamo cominciato ad avvicinarci alla serie abbiamo capito fin da subito che il cuore della narrazione era tutto nei testi delle canzoni, tutto l’immaginario, la provincia, la voglia di riscatto e la paura di non farcela, era tutto già lì. E man mano che approfondivamo gli eventi ci rendevamo sempre più conto che la storia di quei due ragazzi in pratica era anche la nostra”. Così il regista-sceneggiatore Sydney Sibilia nel presentare la serie dedicata agli 883, alla loro folgorante ascesa con brani pop che sono diventati poi la colonna sonora di una generazione. Un racconto che utilizza come direttrici le esistenze dei due giovani, la loro scalata al successo, per descrivere di fatto il sogno di evasione dalla provincia e in generale di un Paese in cerca ancora di quell’ebbrezza vissuta negli anni ’80, che piano piano va sbiadendo. La mano artistica di Sibilia è evidente, si ritrova molto del suo stile di racconto visto nelle commedie “Smetto quando voglio”, “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” e “Mixed by Erry”: una narrazione fresca, veloce, semiseria per non dire tragicomica virata su note altamente ironiche; e poi atmosfere colorate, brillanti, infarcite di citazioni musicali, culturali e mediali, moda e marketing compresi. Un tuffo nostalgico puntellato di allegrezza, che ha trovato facile presa nello spettatore, che (ri)ascolta i tormentoni di una stagione ancora ruggente. Gli episodi, 8 in tutto da 50 minuti, sono costruiti in maniera acuta e anche con una certa furbizia, “mantecando” quel “sentiment” del decennio che rappresenta un punto di forza anche laddove il copione appare più fragile. Una buona proposta per chi è in cerca di evasione, per risate a briglia sciolta. Serie consigliabile, problematico-semplice, per dibattiti.


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