Se il campione va dall’analista. Mai come in questa stagione sportiva piena di riconoscimenti, dalla vittoria dell’Italia agli Europei di calcio alle tante medaglie vinte alle Olimpiadi di Tokyo, si è parlato della figura del “Mental Coach” e in generale del supporto psicologico per gli atleti. Ci si è accorti che oltre ad allenare il corpo occorre custodire e rafforzare anche l’animo, accogliendo fragilità e riparando gli irrisolti del passato. E proprio quest’aspetto è finito per essere uno dei temi più importanti della seconda stagione della serie “Ted Lasso” targata AppleTv+, vincitrice ai 73i Emmy Awards di quattro statuette pesanti tra cui miglior serie comica.
Panico per Ted. Prosegue la corsa al campionato per l’AFC Richmond. C’è grande intesa ormai tra il presidente del club Rebecca Welton (Hannah Waddingham) e mister Ted Lasso (Jason Sudeikis). In panchina si è aggiunto l’ex campione Roy Kent (Brett Goldstein), che sperimenta l’insolito ruolo di coach, ovviamente nel suo stile ruvido-esilarante; accanto a lui la bella Keeley (Juno Temple), nuova social media manager della squadra. Tra le novità, poi, la psicologa sportiva Sharon Fieldstone (Sarah Niles).
Pros&Cons. Firmata da Bill Lawrence e dallo stesso Jason Sudeikis, la seconda stagione di “Ted Lasso” (12 episodi) ha portato una ventata di frizzante umorismo ma anche di suggestioni inattese. Tema centrale, infatti, è la fragilità: c’è anzitutto quella del campione sportivo, dell’atleta che si scopre vulnerabile e bisognoso di un supporto psicologico per ricentrarsi in campo, per ritrovare sintonia con la palla e con i compagni; c’è poi il disagio psicologico-esistenziale del coach Lasso, che mostra dietro a quell’aria così rassicurante delle cicatrici ancora dolenti, soprattutto un trauma legato alla figura paterna che gli provoca ripetuti attacchi di panico; e infine, le insicurezze della facoltosa ereditiera Rebecca, che archiviato un matrimonio per colpa di un marito fedifrago, si scopre incapace di aprirsi con fiducia a nuovi legami, anche a causa di un rapporto mai riconciliato con il padre. Tutti questi personaggi sono destinati a passare per la poltrona della psicologa Sharon, che con dichiarazioni fulminanti stimola i nostri protagonisti alla ricerca di sé e di un nuovo equilibrio.
Facendo un bilancio complessivo, possiamo dire “Ted Lasso 2” sulle prime sembra sedersi su una comicità un po’ stanca e insistita, esaurita quella carica di novità; puntata dopo puntata, però, la nuova linea tematica che sconfina nel dramma esistenziale riesce a dare smalto e slancio al racconto. Jason Sudeikis, poi, si conferma un frontman convincente e trascinante, che riempie la scena anche quando la sceneggiatura non segue perfettamente il passo. Al netto dunque di incertezze e sbavature, la serie trova senso e sostanza. Applausi. Dal punto di vista pastorale “Ted Lasso 2” è consigliabile, problematica e per dibattiti.
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