Mina e Ricciardi. Due delle creature letterarie di Maurizio de Giovanni hanno debuttato in Rai all’inizio del 2021. Parliamo dell’assistente sociale Mina Settembre, interpretata da Serena Rossi nell’omonima serie diretta da Tiziana Aristarco dal 17 gennaio, e del commissario Luigi Alfredo Ricciardi, nella serie diretta da Alessandro D’Alatri – lo stesso regista a capo del poliziesco “I Bastardi di Pizzofalcone” sempre dai romanzi di de Giovanni –, che sbarca sull’ammiraglia Rai dal 25 del mese con Lino Guanciale. Successi letterari che trovano analogo consenso come adattamenti Tv. Nello specifico, “Mina Settembre” dalla prima puntata ha visto crescere i suoi ascolti arrivando fino al 24% di share e a oltre 6milioni di spettatori. Un boom anche grazie a un cast indovinato: oltre a Serena Rossi, vera mattatrice, sono da ricordare Marina Confalone, Giorgio Pasotti, Giuseppe Zeno, Massimo Wertmüller, Rosalia Porcaro, Christiane Filangieri e Valentina D’Agostino.
Il cuore grande di Napoli. Napoli oggi, Mina è un’assistente sociale in prima linea per gli ultimi, i più disagiati. Se sul lavoro la donna è un angelo della porta accanto, un buon samaritano, a livello personale la sua esistenza è purtroppo non poco travagliata: ha lasciato il marito Claudio dopo aver scoperto un suo tradimento, temporeggia nella relazione con il collega Domenico, ed è in costante apprensione-aperta ostilità con la madre Olga. A questo si aggiunge un trauma mai del tutto risolto per la morte dell’amato padre…
Pros&Cons. Il taglio narrativo di “Mina Settembre” oscilla tra la commedia sentimentale e il dramma sociale, andando a mettere a fuoco i disagi odierni. Nel corso delle puntate vediamo infatti fronti caldi dello spaccato urbano italiano: il lavoro che non c’è, una povertà che morde il fianco e minaccia la sicurezza della casa, la crescente emergenza educativa, il disagio giovanile, cui si legano le insidie del male che vanno dalla criminalità ad altre dispersioni come droghe e alcolici. Mina coglie tutti questi tormenti e si adopera con coraggio per trovare un rimedio, caso dopo caso. La linea del racconto, come dichiarato, non abita solo i toni del dramma, anzi: la carica problematica viene continuamente stemperata da raccordi brillanti come pure da decise sfumature romance. E le questioni di cuore di Mina sono uno dei punti chiave della serie. Nel complesso, “Mina Settembre” è una serie che sembra funzionare di più per come sono caratterizzati i personaggi, che per l’ossatura narrativa, per i casi di puntata: le storie proposte sono di certo valide, realistiche, ma appaiono a tratti poco strutturate o tirate via, pensate quasi unicamente per evidenziare il carisma e l’empatia di Mina. Un prodotto comunque lineare e godibile, che strizza maggiormente l’occhio al pubblico femminile.
Articolo disponibile anche sul portale di Agenzia SIR.