Documento – Lo scopo specifico della Commissione
VALUTAZIONE E CLASSIFICAZIONE DEI FILMS SOTTO IL PROFILO MORALE E AI FINI PASTORALI
Premessa
• La Commissione è chiamata ad un compito delicato e di grande responsabilità. Tutti sappiamo quale incidenza ha oggi la produzione cinematografica sulla vita e la mentalità delle persone sia per le proiezioni in sala sia per l’utilizzo sempre più ampio che ne viene fatto dall’emittenza televisiva e nella diffusione di home video.
• Questo servizio rientra nelle responsabilità dei Vescovi italiani che hanno il compito di guidare il cammino delle comunità ecclesiali, di vigilare sulla trasmissione della fede e di offrire orientamenti alle coscienze in un contesto culturale frammentato e spesso ambiguo.
Fin dagli anni ’60 i vescovi italiani hano sottolineato un pericoloso degrado morale:
“Salvo lodevoli eccezioni, che meritano considerazione ed incoraggiamento,
la più impegnata produzione cinematografica italiana, negli anni recenti e
specialmente in questa ultima stagione, è caduta costantemente verso un
progressivo e sfrenato deterioramento morale…
In particolare sembra in atto un attacco sistematico, denigratorio e distruttore del matrimonio cristiano, dell’istituto familiare e dell’educazione morale del popolo. Ciò che è morboso e proibito, diventa motivo pubblicitario sulla stampa quotidiana e periodica che entra in ogni casa.
Ogni persona onesta può riflettere e osservare quali ripercussioni negative abbiano su ogni genere di pubblico, ma specialmente sull’infanzia e sulla gioventù, tale cinema e tale propaganda, sul piano psicologico, educativo, morale e religioso”.
CEI, Situazione morale del Cinema Italiano (28.2.1965), EC 01, 439-441.
• A questo organismo compete l’analisi della produzione cinematografica con l’obiettivo di fornire una valutazione che favorisca un migliore approccio ai films che vengono immessi sul mercato. Alla luce della recente revisione del “regolamento” due sono le prospettive di lettura che devono guidare il lavoro della Commissione: il profilo morale e l’uso pastorale.
Questi due criteri di valutazione rispondono alle finalità tipicamente ecclesiali di questo servizio senza, ovviamente, la pretesa di esaurire in queste due prospettive tutte le altre possibili e legittime griglie di lettura.
• Le valutazioni e le classificazioni diventano così un punto di riferimento per tutti coloro che, a diverso titolo, si accostano ad un film. Possono risultare utili per un uso personale o familiare al momento di scegliere la visione di un film, mentre sono vincolanti, come sappiamo, per la programmazione nelle sale legate all’autorità ecclesiastica, costituiscono un valido strumento per un’azione pastorale che valorizzi i film attraverso dibattiti, cineforum, cicli tematici e altre iniziative, non escluso un utilizzo mirato nell’ambito della catechesi e della formazione.
1. La prospettiva morale
• La valutazione morale è sempre un fatto complesso, né banale né scontato. Per questo occorre definire con precisione finalità e criteri di questa valutazione al fine di non cadere nel rischio di letture improprie, prigioniere di un rigorismo formale o inclini a legittimare tutto sotto l’egida della licenza artistica.
• Il fine di una valutazione morale in questo caso è legato a come nell’opera vengono proposti e tradotti nel linguaggio cinematografico i valori fondamentali dell’esistenza umana. La valutazione deve ruotare attorno al perno della persona, del suo valore e della sua dignità. Alla centralità della persona si ricollegano poi tutte le dimensioni dell’esistenza: dall’esperienza religiosa alla vita affettiva, dalla sofferenza alla gioia, dal nascere al morire…
• Il dramma o la commedia, l’avventura o la fantascienza, il poliziesco o il romantico..in ogni genere di produzione il criterio della valutazione morale deve ruotare attorno al rispetto delle persona e alla verità ultima della sua esistenza come creatura fatta ad immagine di Dio e chiamata a vivere nella comunione eterna con Lui. Il primato dell’etica sull’estetica è stato richiamato con chiarezza dal Concilio:
Una delicata”questione riguarda le relazioni intercorrenti fra i diritti – come si suol dire – dell’arte e le norme delle legge morale. Poiché le crescenti controversie su questo argomento non di rado traggono origine da dottrine erronee in etica e in
estetica, il concilio dichiara che il primato dell’ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti, poiché solo esso supera ed armonizza tutti gli altri ordini di attività umane, per quanto nobili, non escluso quello dell’arte. Solo l’ordine morale, infatti, investe nella totalità del suo essere uomo, creatura di Dio dotata di intelligenza e chiamato ad un fine soprannaturale, e lo stesso, se integralmente e fedelmente osservato, porta l’uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità”.
Concilio Vaticano II, decreto Inter mirifica, n.6
•Questo non significa che la valutazione morale di un film deve essere fatta come se si dovesse verificare l’ortodossia di un catechismo. Non è questo che dobbiamo guardare in un film. Occorre valutare “se e come” vengono rappresentati aspetti veri e autentici dell’esistenza umana senza che questo, anche in presenza di passaggi drammatici e forti,
conduca ad una visione distorta della dignità umana, del suo valore e del suo destino.
•Una valutazione morale che sappia cogliere il valore di una produzione non può limitarsi ad un giudizio sulle singole scene di sesso o violenza. Spesso sono più pericolose commedie in cui non ci sono scene spinte ma in cui tutto il messaggio spinge alla banalità e ad una
visione superficiale dell’esistenza umana.
•Il giudizio morale deve saper cogliere sia il particolare come l’insieme e la valutazione deve tener conto dell’impatto che l’opera può avere sugli spettatori. Films apparentemente innocui possono essere “pericolosi” per un pubblico di ragazzi mentre film difficili e problematici possono essere utili per un dibattito tra giovani maturi e adulti. Il giudizio deve indicare anche il tipo di pubblico a cui l’opera può essere sottoposta
•La cinepresa è uno strumento straordinario per penetrare e fissare i lati più misteriosi della vita umana in tutti i suoi frangenti e in tutte le sue espressioni. Un film può esaltare gli aspetti più belli della vita umana andando a scavare nell’intimo del cuore, ma può anche presentare i lati più oscuri dell’esistenza fino a sfigurarla e svilirla.
•Grandissima quindi può essere l’incidenza di un film sulla coscienza di uno spettatore che della rappresentazione trae motivi per interpretare la sua realtà con il rischio, purtroppo frequente, di subire pesanti condizionamenti. Si pone qui il problema della rappresentazione del male morale, tema già affrontato con chiarezza nella Inter mirifica:
“…la narrazione, la descrizione e la rappresentazione del male morale possono indubbiamente, anche per il tramite degli strumenti della comunicazione sociale, contribuire ad una più approfondita conoscenza ed analisi dell’uomo, a manifestare ed esultare lo splendore del vero e del bene, ottenendo del resto più felici effetti drammatici. Tuttavia poiché non rechino più danno che vantaggio alle anime, rispettino fedelmente la legge morale, soprattutto se si tratta di cose che richiedano il dovuto rispetto, o che sollecitino più facilmente alle disordinate l’uomo, ferito dalla colpa originale”.
Concilio Vaticano II, decreto Inter mirifica, n.7
• La valutazione morale di un film passa attraverso l’analisi accurata di tutti i linguaggi e le modalità espressive tipiche della produzione filmica. Solo analizzando dialoghi e contenuti, scene e immagini, suoni e ambienti, sequenze e montaggi…sarà possibile cogliere il vero messaggio contenuto in un film. Data la complessità del linguaggio filmico è frequente il caso in cui all’interno della stessa opera emergono aspetti diversi, alcuni positivi altri negativi.
• Per questo occorre utilizzare bene i due strumenti di cui dispone la Commissione per esprimere il suo giudizio. La valutazione è utile per articolare il giudizio sottolineando i diversi aspetti sia positivi che negativi, offrendo nel contempo alcune chiavi di lettura per la valutazione morale e pastorale dell’opera. La classificazione serve per esprimere un giudizio sintetico che ne definisca in modo chiaro e immediato il profilo morale al fine di offrire i criteri per il suo utilizzo in ambito ecclesiale.
2. La prospettiva pastorale
• Il compito della Commissione non ha carattere censorio ma è funzionale alla migliore valorizzazione possibile della produzione cinematografica ai fini pastorali. Sia come intrattenimento sia come occasione di approfondimento e di riflessione, i film hanno una significativa incidenza sulla vita pastorale delle nostre comunità ecclesiali. Come sottolineava già la Communio et progressio:
“Il cinema si è ormai inserito stabilmente e affonda le radici nella vita contemporanea esercitando una decisiva influenza nel campo educativo, culturale, ricreativo, scientifico. I registi vi trovano il mezzo per interpretare, in suo aspetto, l’anima del mondo di oggi”(142)…”Molti film affrontano con efficacia persuasiva argomenti che favoriscono il progresso dell’uomo e ne elevano l’animo a valori superiori; tali produzioni meritano l’attenzione ed il plauso di tutti. Pertanto le organizzazioni cattoliche , che hanno particolare competenza in materia , dovranno dare il loro fattivo aiuto a quanti concorrono a produrre degli ottimi film e incoraggiarne la diffusione” (144).
Communio et progressio (23.05.1971) EV 04, 922-927, nn 142-144
Anche se negli ultimi anni sono diminuite le sale di proiezione gestite dalle comunità ecclesiali, rimane ancora elevato il numero e certamente conservano un ruolo di grande rilevanza anche oltre i confini della parrocchia o della comunità ecclesiale. E’ necessario quindi che questo servizio sia offerto in modo intelligente e per quanto possibile in un’ottica di crescita e di maturazione della comunità.
•La valutazione ai fini pastorali richiede una capacità di lettura dei films orientata all’uso che ne potrebbe essere fatto oltre la semplice visione per intrattenimento. Per quanto possibile nelle poche righe di cui si compone la valutazione è opportuno tener presente anche la valenza pastorale del film dal punto di vista delle tematiche affrontate, dei personaggi, dei contenuti, dei modelli, delle analisi degli ambienti…
•Questo aspetto della valutazione ai fini pastorali richiama gli altri compiti affidati alla Commissione e descritti all’art.2 del regolamento. Nel punto b) si affida alla Commissione un compito “formativo e informativo” nell’ambito della cinematografia e nel punto c) si parla di un’attività di “studio e consulenza” per quegli aspetti della cinematografia che “comportano implicanze pastorali”.
•L’approfondimento degli aspetti pastorali deve accompagnarsi quindi ad un lavoro di sensibilizzazione e di promozione di tutte quelle realtà parrocchiali e associative che attraverso il cinema sviluppano una significativa attività di formazione, inserendosi così
a pieno titolo nel quadro complessivo del progetto culturale orientato in senso cristiano e dell’impegno per la nuova evangelizzazione.
“Oltre ai numerosi mezzi tradizionali, come la testimonianza di vita, l’insegnamento del catechismo, il contatto personale, la pietà popolare, la liturgia e altre celebrazioni simili, l’utilizzazione dei media è diventata essenziale all’evangelizzazione e alla catechesi. Infatti « la chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati». I mezzi di comunicazione sociale possono e devono essere strumenti al servizio del programma di ri-evangelizzazione e di nuova evangelizzazione della chiesa nel mondo contemporaneo. In vista della nuova evangelizzazione, un’attenzione particolare dovrà essere data all’impatto audiovisivo dei mezzi di comunicazione, secondo l’aforisma « vedere, valutare, agire»…
Aetatis novae ( 22.02.’92) n.11.