Orig.: Stati Uniti (2013) - Sogg.: tratto dall'autobiografia di Solomon Northrup - Scenegg.: John Ridley - Fotogr.(Scope/a colori): Sean Bobbitt - Mus.: Hans Zimmer - Montagg.: Joe Walker - Dur.: 133' - Produz.: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Bill Pohlad, Steve McQueen, Arnon Milchan, Anthony Katagas.
Interpreti e ruoli
Chiwetel Ejiofor (Solomon Northup), Michael Fassbender (Edwin Epps), Benedict Cumberbatch (William Ford), Paul Dano (Tibeats), Paul Giamatti (Freeman), Lupita Nyong'O (Patsey), Sarah Paulson (signora Epps), Brad Pitt (Bass), Alfre Woodard (Harriet Shaw), Ashley Dyke (Anna), Kelsey Scott (Anne Northup), Garret Dillahunt (Armsby), Scott McNairy (Brown), Adepero Oduye . (Eliza)
Soggetto
Stati Uniti, 1841. Solomon, un nero nato libero, vive con la propria famiglia nel nord dello stato di New York. Musicista provetto, viene avvicinato da alcuni finti impresari che lo convincono a seguirlo per partecipare ad alcune esibizioni. In realtà Solomon viene rapito, venduto come schiavo e condotto nelle piantagioni di cotone in Louisiana. Resta per dodici anni sottoposto insieme ad altri al duro lavoro, alle sevizie, alle frustate del suo 'padrone' Edwin Epps e di altri proprietari terrieri. Quando conosce Bass, un abolizionista canadese, per Solomon si apre lo spiraglio che lo riporterà alla libertà e alla famiglia.
Valutazione Pastorale
Pubblicato nel 1853, "12 Years A Slave" è il libro in cui Solomon Northup racconta a Davis Wilson i dodici anni trascorsi in schiavitù in diverse piantagioni della Louisiana. L'impatto di quelle pagine sull'opinione pubblica americana fu notevole. Per la prima volta si documentava la vita quotidiana degli schiavi. In particolare l'attenzione era concentrata su due aspetti: cosa significava essere di "proprietà" di qualcuno; quale era il quadro dell'impatto morale, emotivo, spirituale che la schiavitù esercitava sulle persone coinvolte. La schiavitù e gli Stati Uniti, la schiavitù e il cinema: i due argomenti non hanno tardato ad incontrarsi, almeno dai tempi di "Intolerance" (1916), fondamentale opera di Griffith del periodo muto. Sono tappe piccole/grandi che punteggiano la storia della settima arte e costeggiano quella americana. Passando da Spielberg e da Spike Lee, ci si potrebbe riferire al recente "The Butler", che comincia con una violenza efferata su una donna da parte del padrone bianco e ripercorre 80 anni di vicende USA. Inglese di nascita, Steve McQueen si è imposto con due titoli aspri, duri, certamente spiazzanti (Hunger, 2008; Shame, 2011), nel secondo dei quali tuttavia già faceva capolino la propensione per un certo compiacimento formale. Qualcosa c'è anche qui, perchè al netto di quella fascia di irrecuperabili razzisti che vogliono restare indifferenti, la vicenda di Solomon è paradigmatica, chiede coinvolgimeno, suscita pietà e indignazione, mette in moto (se vogliamo) qualche meccanismo metaforico su analoghe situazioni di oggi, lancia campanelli d'allarme sulla necessità del rispetto dei diritti umani, ma non riesce ad essere secca, asciutta, incisiva. Sbrigativo l'incontro con l'abolizionista bianco, fin troppo mieloso il finale rientro in famiglia. Sotto il profilo strettamente linguistico sappiamo da tempo che non c'è bisogno di "far vedere" 50 frustate o aumentare il tasso di sangue che scorre, per dare la dimensione dell'orrore compiuto. L'impressione è che la regia cada in qualche sovrastruttura espressiva e che l'intenzione di 'lavare le colpe della storia' tolga efficacia al racconto. Resta indubitabile il valore dell'operazione e, dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come affresco storico e avvio alla riflessione sul tema centrale del razzismo nella storia e nel cinema. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.