Interpreti e ruoli
Kasia Smutniak (Camilla Corti), Francesco Colella (Bruno), Paolo Mazzarelli (Maurizio), Martina De Santis (Lisa), Antonio Zavatteri (Steve), Anna Ferzetti (Bea), Caterina Forza (Adele), Giuseppe Cederna (Direttore mensa)
Soggetto
Camilla Corti è un avvocato di successo, nel mondo della finanza milanese e internazionale. Divorziata vive con la figlia ventenne, Adele. Una notte viene investita da due giovani in motorino che, per cercare di evitarla finiscono a terra. Il conducente si rialza e fugge, il passeggero resterà sull’asfalto. Camilla cambierà per sempre…
Valutazione Pastorale
Silvio Soldini, documentarista e regista di lungo corso, del quale ricordiamo “Pani e Tulipani” (vincitore di due David di Donatello nel 2000), “Agata e la tempesta” (2004) e “Il colore nascosto delle cose” (2017), dirige “3/19” intenso film sulla responsabilità verso il prossimo, non quella sancita dalle leggi, ma quella incisa nella profondità del cuore di ciascuno di noi.
La storia. Camilla (Kasia Smutniak) è un avvocato di successo, in procinto di entrare, come socia alla pari, in uno dei più importanti studi di Milano. Divorziata, vive in un lussuoso appartamento con la figlia Adele, ventenne insofferente e ribelle in cerca della propria strada. Ha una relazione inconcludente che si trascina da più di due anni con un collega sposato. Una notte piovosa viene investita da due giovani in motorino che, per cercare di evitarla, finiscono a terra. Il conducente si rialza e fugge, il passeggero resta sull’asfalto e muore poco dopo in ospedale. Camilla vuole a tutti i costi dare un nome al giovane morto (un immigrato privo di documenti) e garantirgli una sepoltura dignitosa. Sarà un percorso lungo e non privo di ostacoli che la porterà a rivedere profondamente le proprie scelte, sentimentali e lavorative; a uno scontro-confronto con la figlia, troppo a lungo evitato, ma soprattutto ad affrontare un trauma familiare accuratamente nascosto. Nel suo percorso trova un inaspettato aiuto nel direttore dell’obitorio, Bruno, a cui regala una mite, ma intensa umanità, un bravissimo Francesco Colella.
Al di là di alcuni situazioni al limite della verosimiglianza (nei discontinui impegni lavorativi di Camilla, nel suo entrare e uscire liberamente dall’obitorio, piuttosto angusto e dimesso per essere quello di una metropoli), della scelta, non proprio originalissima, di proporre un viaggio in auto madre-figlia come occasione per ritrovarsi, e di alcune lungaggini e disgressioni che rischiano di far perdere ritmo e pathos al racconto, il film “3/19” (titolo che indica come vengono catalogati i cadaveri non identificati nell’obitorio: numero d’ingresso e anno) si rivela un’opera valida e coinvolgente. Una storia di traumi affrontati, e forse, risolti, di guarigione interiore, di apertura agli altri e al futuro. Dal punto di vista pastorale “3/19” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni per riflettere sui temi della solidarietà, della responsabilità nei confronti del prossimo, dell’importanza dei legami familiari e dell’etica del lavoro.