ABBIAMO FATTO SOLO L’AMORE

Valutazione
Inconsistente, grossolano
Tematica
Famiglia, Giovani
Genere
Farsesco
Regia
Fulvio Ottaviano
Durata
88'
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
ABBIAMO SOLO FATTO L’AMORE
Distribuzione
Cecchi Gori Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Francesco Ranieri Martinotti Francesco Ranieri Martinotti, Fulvio Ottaviano
Musiche
Romano Musumarra
Montaggio
Alessandro Corradi

Orig.: Italia (1998) - Sogg.: Francesco Ranieri Martinotti, Fulvio Ottaviano - Scenegg.: Francesco Ranieri Martinotti - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Cristiani - Mus.: Romano Musumarra - Montagg.: Alessandro Corradi - Dur.: 88' - Produz.: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica.

Interpreti e ruoli

Daniele Liotti (Simone), Valerio Mastandrea (Leo), Iaia Forte (Torrenzia Fiorillo), Chantal Ughi (Corinna), Rocco Mortelliti (Rocco), Christopher Bucholz (Tony Guano), Francesco Siciliano (padre Kurt), Roberta Terregna, Simona Marchini, Piero Natoli, Morena De Pasquale, Issa Seck, Eugenio Cappuccio, Bernardo Toraldo.

Soggetto

Simone e Leo sono due giovani camerieri in una carrozza ristorante, con loro c’è Rocco, il cuoco di origine ciociara che insiste a cucinare come se fosse a casa sua. Una mattina Simone va in farmacia, compra dieci test di gravidanza e, dopo averli utilizzati tutti, ha la certezza che Silvia, la ragazza con cui ha avuto un occasionale rapporto, è incinta. Silvia vuole tenersi il bambino, Simone invece è contrario e confida le sue preoccupazioni all’amico Leo, mentre insieme vanno su e giù con il treno e intorno si sviluppano le storie di alcuni passeggeri abituali. Corinna ha l’ambizione di fare l’attrice e decide di preparare sul treno i provini, coinvolgendo un maggiore dell’esercito, una cassiera di supermercato, un impiegato di banca. Un'altra presenza abituale è Tony Guano, strano personaggio che odia il mondo, assale le persone con conversazioni non richieste e cerca di vendere oggetti di nessuna utilità. C’è poi padre Kurt, giovane sacerdote, che ama il rock e alla fine si lascia coinvolgere nei provini di Corinna. Tra il personale viaggiante, c’è Torrenzia, che si è diplomata al conservatorio ma poi, per un disguido postale, è stata chiamata e assunta in ferrovia. Simone intanto non sa come fare per risolvere la situazione. Leo gli dice che sul vagone c’è Silvia con la madre e un'amica. Silvia ha le doglie e partorisce in treno: il bambino è di colore, il padre è Samin, un guru che Silvia ha frequentato per qualche tempo. Simone guarda il neonato e dice: "Non so se è meglio o peggio".

Valutazione Pastorale

Si tratta del secondo film del regista che lo scorso anno aveva favorevolmente impressionato con "Cresceranno i carciofi a Mimongo". Anche qui, al centro dell'attenzione, ci sono tematiche giovanili, le reazioni di fronte alla paternità improvvisa, gli impegni, le responsabilità. Poi, intorno al nucleo centrale, l'ambiente del treno che crea una sorta di microcosmo dove si muovono figurine da sketches, nessuna delle quali assume mai veramente dimensioni di personaggio vero. Ma sia la situazione principale, sia quelle di contorno non riescono a crescere, a suscitare reale interesse. La sceneggiatura debole fa sì che il film resti nell'ambito dell’ideuzza qua e là carina ma anche ripetitiva, involuta, dal fiato corto. Dal punto di vista pastorale, sembra di poter dire che il film avrebbe potuto anche proporsi come ritratto per certi versi realistico di fasce sociali italiane anni Novanta ma l’interesse viene meno di fronte al modesto disegno dei personaggi e alle grossolanità visive e verbali che punteggiano la storia. Si resta quindi nell’inconsistenza, a segnalare il tono generalmente superficiale.
UTILIZZAZIONE: l’utilizzo in programmazione ordinaria è possibile, sia pure tenendo presenti i limiti sopra descritti e con attenzione per i minori. I temi trattati (paura e responsabilità della paternità, la famiglia…) potrebbero renderlo utile, solo come spunto, per trattare l’argomento "giovani".

Le altre valutazioni

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