Orig.: Italia/Francia (2011) - Sogg.: liberamente ispirato all'opera letteraria "ACAB" di Carlo Bonini - Scenegg.: Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Leonardo Valenti - Fotogr.(Scope/a colori): Paolo Carnera - Mus.: Mokadelic - Montagg.: Patrizio Marone - Dur.: 90' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya in associazione con FastFilm e in collaborazione con RAI Cinema; Babe Films.
Interpreti e ruoli
Pierfrancesco Favino (Cobra), Filippo Nigro (Negro), Marco Giallini (Mazinga), Domenico Diele (Adriano), Andrea Sartoretti (Carletto), Roberta Spagnuolo, Eugenio Mastrandrea, Eradis Josende Oberto.
Soggetto
Cobra, Negro, Mazinga appartengono al reparto mobile della Polizia, quello detto dei 'celerini', impiegato nelle situazioni più critiche per far rispettare l'ordine pubblico. A loro si unisce Carletto, una recluta che deve imparare il 'mestiere' sul campo. La cronaca degli ultimi anni offre fin troppe occasioni per mettere alla prova i poliziotti: criminalità comune, campi rom da sgombrare, le partite allo stadio. In tutte queste circostanze l'equilibrio degli uomini passa anche attraverso la capacità di mantenere un forte spirito di squadra e di unità di intenti. Il quadro si complica quando dentro le quotiane necessità professionali irrompe la vita privata, con famiglie a loro volta sottoposte a forte stress. E intanto si preparano a fronteggiare un nuovo assalto dei tifosi...
Valutazione Pastorale
ACAB, come è noto, è l'acronimo di 'All Cops Are Bastards' (Tutti i poliziotti sono bastardi), che negli anni '70 divenne il grido di guerra degli skinheads inglesi. Argomento certo delicato, questo dela polizia, spesso in passato risolto in chiave soprattutto ideologica. Qui invece, partendo da un romanzo di Carlo Bonini, il copione affronta il tema in modo aperto e disincantato, senza gabbie pregiudiziali. In primo piano lo spazio è per quell'amicizia di gruppo, forse cameratismo, che è stimolo, motivazione, collante indispensabile per farsi coraggio e andare avanti. Il poliziotto non è neutro di fronte a ciò che vede, agisce quando arrivano gli ordini ma deve anche fronteggiare la voglia di molti che vorrebbero farsi giustizia da soli, prende qualche iniziativa, subisce processi, non tradisce in ogni caso la scelta fatta indossando la divisa. Di fronte ad uno scenario dalle mille sfaccettature, la regia sceglie la via del ritmo incalzante, nervoso, frenetico. Sollima fa parlare le cose, più che le psicologie, senza però forzarle: e il risultato è una cronaca asciutta, tesa, dura, esatto riflesso di ciò che restituisce la realtà e che è difficile ignorare. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico per gli spunti che propone (anche se inevitabilmente crudo nelle immagini), e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori e piccoli, per i quali cautela è da tenere anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri strumenti tecnici. Da recuperare in occasioni mirate per avviare riflessioni sui molti spunti che offre relativi all'attualità italiana.