In Concorso all'80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2023)
Interpreti e ruoli
Piefrancesco Favino . (Cammello), Toni Servillo (Daytona), Valerio Mastandrea (Polniuman), Adriano Giannini (Vasco), Gianmarco Franchini (Manuel), Francesco Di Leva (Bruno), Lorenzo Adorni (Massimo), Silvia Salvatori (Silvia)
Soggetto
Manuel è un sedicenne sotto ricatto da due carabinieri corrotti, che lo intimano di infiltrarsi in una festa dove un noto politico è incline a rapporti con minori e a far scorrere fiumi di cocaina. Il ragazzo non porta a termine la missione e scappa, allarmando i due agenti che iniziano a dargli la caccia per avere il suo silenzio. Manuel, si rivolge a due ex amici malavitosi del padre in cerca di soccorso. Tutto corre veloce e trova un tragico epilogo in poco più di 24 ore…
Valutazione Pastorale
Romano classe 1966, il regista Stefano Sollima si presenta in Concorso a Venezi80 con "Adagio", un’opera in linea con il suo orizzonte narrativo e la sua filmografia: da “Suburra” (2015) alle serie “Romanzo criminale” (2008-10) e “Gomorra” (2014-16), sino al film internazionale “Soldado” (2018). "Adagio" è un altro sguardo fosco e impietoso della Roma contemporanea, dove una corruzione morale serpeggia tra i palazzi delle istituzioni, tra le fila delle forze dell’ordine e nelle periferie abbandonate dallo Stato. Protagonisti Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, Francesco di Leva e l’esordiente Gianmarco Franchini.
La storia. Manuel è un sedicenne sotto ricatto da due carabinieri corrotti, che lo intimano di infiltrarsi in una festa dove un noto politico è incline a rapporti con minori e a far scorrere fiumi di cocaina. Il ragazzo non porta a termine la missione e scappa, allarmando i due agenti che iniziano a dargli la caccia per avere il suo silenzio. Manuel, si rivolge a due ex amici malavitosi del padre in cerca di soccorso. Tutto corre veloce e trova un tragico epilogo in poco più di 24 ore…
"Questo è il racconto – afferma Sollima – del declino inesorabile, struggente, di tre vecchie leggende della Roma criminale alla ricerca di una redenzione impossibile in un mondo ancora più cinico, caotico e feroce di quello che avevano governato negli anni d’oro. Un mondo che schiaccia relazioni familiari, amichevoli e fraterne senza lasciare altri legami tra gli uomini al di fuori del denaro. Una città governata dal caos, dalla corruzione, dal cinismo e asfissiata dal caldo torrido, devastata dagli incendi e dal buio dei blackout…”
Il regista, come sempre, mette in campo una regia solida e vigorosa, scandagliando le zone d’ombra della Capitale ma anche quelle dell’animo umano. Tutti i protagonisti della vicenda appaiono come anime alla deriva in un oceano di crudeltà e violenze, dove non sembra esserci spazio per la salvezza, per un’occasione di riscatto. Lo ha dichiarato proprio Pierfrancesco Favino in conferenza stampa a Venezia80, sottolineando come nel cinema di Sollima non ci sia Dio, margini di redenzione. A ben vedere, però, il personaggio che interpreta, Cammello, con alle spalle anni di criminalità e carcere, incattivito nei confronti della vita per la morte del figlio e per un cancro che lo sta divorando, decide di cambiare rotta e tendere una mano di salvezza a Manuel. Inaspettatamente, si dimostra permeabile alle emozioni e prova a soccorrere il giovane, dando a lui quella speranza che il figlio non ha mai ricevuto. Racconto feroce, disperante, disseminato da asprezza e violenza, Stefano Sollima firma un film potente, forse troppo legato agli schemi di genere, al suo perimetro narrativo. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Per i temi e il linguaggio in campo, il film è indicato per un pubblico adulto.