After Life

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Animali, Anziani, Dolore, Donna, Emarginazione, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Fede, Lavoro, Malattia, Mass-media, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Morte, Politica-Società, Psicologia, Solidarietà
Genere
Commedia, Drammatico, Grottesco, Sentimentale
Regia
Ricky Gervais
Durata
3 Stagioni, 18 episodi da 30'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Regno Unito
Titolo Originale
After Life
Distribuzione
Netflix
Soggetto e Sceneggiatura
Ricky Gervais
Fotografia
Martin Hawkins
Musiche
Andy Burrows
Montaggio
Jo Walker, Mark Williams
Produzione
Ricky Gervais, Charlie Hanson, Rohina Cameron-Perera, Emma Brown, Hussain Casey-Ahmed. Casa di produzione: Netflix

La serie tv è in distribuzione sulla piattaforma Netflix

Interpreti e ruoli

Ricky Gervais (Tony), Kerry Godliman (Lisa), Penelope Wilton (Anne), David Bradley (padre di Tony), Tom Basden (Matt), Tony Way (Lanny), Diane Morgan (Kath), Ashley Jensen (Emma), Roisin Conaty (Daphne), Joe Wilkinson (Pat il postino), Jo Hartley (June), Mandeep Dhillon (Sandy), Peter Egan (Paul), Ethan Lawrence (James, figlio di June), David Earl (Brian)

Soggetto

Inghilterra oggi, Tony è un giornalista cinquantenne che ha appena perso l’amore della sua vita, la moglie Lisa. Nulla ha più senso per lui. Archiviato un tentativo di suicidio, incede nell’esistenza senza troppi sussulti, abbandonandosi alla depressione ed esternando le peggiori scorrettezze verbali. Piano piano però qualcosa cambia...

Valutazione Pastorale

Non è facile maneggiare la serie “After Life” (2019-22), giunta alla terza e ultima stagione su Netflix nel gennaio 2022. “After Life” è una commedia nera, nerissima, persino caustica, ma anche poetica, scritta, diretta e interpretata da Ricky Gervais, pluripremiato comico britannico, autore della serie Tv “The Office” (2001-03).
Con “After Life” (3 stagioni, ciascuna da 6 episodi da 30’) Gervais racconta la vita di Tony, cinquantenne giornalista di provincia nel Sud dell’Inghilterra che ha appena perso l’amore della sua vita, la moglie Lisa (Kerry Godliman). Tumore. Nulla ha più senso per lui e, archiviato un tentativo di suicidio, incede nell’esistenza senza troppi sussulti, abbandonandosi alla depressione ed esternando le peggiori scorrettezze verbali. Piano piano però qualcosa cambia, capisce che ha bisogno degli altri, e che deve occuparsi degli altri: anzitutto di suo padre, ricoverato in una casa di cura, come pure di suo cognato e dei colleghi della redazione del “Tambury Gazette”, fino alle amicizie strette nei tragitti quotidiani al cimitero.
All’inizio si rimane abbastanza sorpresi dallo stile fosco della serie “After Life”, un racconto irriverente sulla morte (Gervais è noto per la sua comicità pungente e ruvida, ma di grande acume). Progressivamente emerge però tutta la potenza narrativa di questa storia, la sua profondità e il suo struggente afflato poetico. Gervais offre una riflessione contemporanea sul senso della perdita, sullo strappo che si subisce quando si perde una persona cara. Nel corso delle tre stagioni passa dal pessimismo più claustrofobico a un ritrovato passo di fiducia nella vita, soprattutto nel bisogno di condivisione con il prossimo.
In “After Life 3”, mettendo sempre a tema la morte e il lutto, l’autore inserisce anche una prospettiva sull’Aldilà, sul bisogno di credere che esista, anche se non se ne ha certezza; un bisogno di credere soprattutto per chi si ama, per condividere un sogno di salvezza e di speranza. E ancora, quasi come in un’attualizzazione francescana, il protagonista Tony dona i propri averi (il premio assicurativo incassato dopo la morte della moglie Lisa) per far ripartire le vite delle persone prossime, anche conosciute da poco. Un aiuto per guardare al domani.
Infine, senza voler fare spoiler, una parola sulla conclusione. La sua lettura può risultare sfumata, duplice (e persino “ambigua”), proprio perché Gervais forse non vuole imbrigliare lo sguardo dello spettatore, lasciando l’orizzonte aperto. Il dato chiaro è che Tony, seppure si sia piano piano riconciliato con se stesso e il mondo, decide di trascorrere il tempo che resta nel segno del suo amore per Lisa. Non vuole rifarsi una vita, non vuole trovare una nuova donna; il suo amore è e resta Lisa. Il suo tutto. Con non poca fatica Tony è riuscito sì a comprendere che l’esistenza non può ridursi a una vertigine disperante, a una negazione del dolore; è giunto anche alla conclusione che nel Noi si sta meglio che nell’Io, e che bisogna (ri)dare fiato alla fiducia. Detto ciò, Tony non si sente ancora pronto a lasciar andare il ricordo di Lisa, e lo tiene stretto a sé, più che può, nel suo presente e futuro.
“After Life” è di certo una serie adatta a uno spettatore maturo, capace anzitutto di saper gestire gli ostacoli di una comicità scomoda; se si riesce ad aggirare tali scogli, si scopre allora una narrazione poetica e luminosa, marcata da originalità. “After Life” è complessa, problematica e per dibattiti, adatta a un solo pubblico adulto.

Utilizzazione

La serie è indicata per un pubblico adulto, capace di gestire temi e linguaggio in campo. Adatta per occasioni di dibattito, mettendo a tema il dolore, la morte, il bisogno di ricentrarsi nella vita, il valore di famiglia e amicizia come pure del lavoro.

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