AL LUPO AL LUPO

Valutazione
Inaccettabile, scabroso
Tematica
Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli
Genere
Commedia
Regia
Carlo Verdone
Durata
112'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
AL LUPO AL LUPO
Distribuzione
Penta Distribuzione
Musiche
Manuel De Sica
Montaggio
Antonio Siciliano

Sogg. e scenegg.: Gianfilippo Ascione, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone - Fotogr.(Panoramica/a colori): Danilo Desideri - Mus.: Manuel De Sica - Montagg.: Antonio Siciliano - Dur.: 112' - Produz.: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Giulia Vittoria Audiovisivi.

Interpreti e ruoli

Carlo Verdone (Gregorio Sagonà), Sergio Rubini (Vanni Sagonà), Francesca Neri (Livia Sagonà), Barry Morse Giampiero Bianchi (Mario Sagonà), Cecilia Luci, Alberto Marozzi (Paolo), Gillian Mc Cutcheon (Vanessa), Maria Marcader (Ivano), Loris Palusco, Giovanni Vettorazzo., Massimo De Lorenzo, Daniela Ferrari, Fabio Corrado.

Soggetto

Il giovane ed affermato pianista Vanni Sagonà, figlio di un celebre scultore, notando l’assenza del padre ad un suo concerto, scopre, forzandone la porta della sua abitazione cittadina, che il genitore ha lasciato la città senza preavviso. Si mette così in contatto con la sorella Livia e col fratello maggiore Gregorio: Livia è sposata con Rodolfo ed ha una figlia, Carlotta, di sei anni, ma il suo menage non è dei più sereni; Gregorio fa il disc jockey ed organizza feste da ballo a base di rap e disco music. Separati dalla vita, i tre si ritrovano nuovamente accomunati dalla ricerca del genitore, che ha lasciato come unico indizio, in un suo libro di poesie, un verso che allude a "bianche cascate" che sono state la sua fonte d'ispirazione. Mentre Vanni e Gregorio vanno a Siena a ritirare un famoso premio internazionale rilasciato al padre, Livia è incaricata di ispezionare la villa al mare, in Maremma. Lei invece incontra l'amante, Paolo, che ha lasciato la famiglia per lei e pretende, invano, il medesimo comportamento da Livia. Costei finalmente si reca, seguita dall'amico, alla casa maremmana dove Vanni e Gregorio l'hanno preceduta, scoprendo così la sua relazione, che sembra ormai essere in crisi. I tre fratelli rimasti soli, trovano un proiettore cinematografico con dei filmini sulla loro infanzia girati dal padre. Emerge la conflittualità tra Gregorio, il maggiore, prepotente e dispettoso, e Vanni, il "cocco" di casa, sempre educato e perbenista. Livia dal canto suo rivela la sua precoce iniziazione sessuale scioccando entrambi i fratelli. Il viaggio a ritroso è completato dall'arrivo di vecchi amici con cui si riaccendono le rievocazioni, nonché l’ostilità tra i due fratelli, accesa dal fatto che Gregorio vuole porre il nome di famiglia sulla copertina del suo ultimo disco rap, non proprio edificante quanto ai contenuti. Successivamente i tre incontrano, in una splendida villa, Diamante, l’amante del padre, cui egli aveva peraltro intitolato la barca, suscitando l'ira della moglie, morta forse senza perdonarlo. Durante il cordiale incontro Vanni si esibisce al piano per lei, accentuando con la sua bravura, i complessi di inferiorità di Gregorio, che aveva iniziato a studiare violino per poi interrompere per un incidente. Vista vana ogni ricerca, i tre si separano, ma Livia e Vanni raggiungono inaspettatamente Gregorio mentre è all’opera in una discoteca nei pressi. Mentre Livia flirta con un giovane, Vanni chiede a Gregorio di procurargli una ragazza, e viene accontentato. Dopo un bagno notturno a Saturnia, Livia ha finalmente l’idea giusta sul nascondiglio paterno: è uno chalet sulle Apuane, davanti alle 'bianche cascate' marmoree. Qui i tre fratelli ritrovano il padre il quale, nostalgicamente, ritrae i tre figli disegnandoli come se fossero ancora bambini.

Valutazione Pastorale

Film ambizioso e spesso sbilenco, questo di Verdone, più convincente come regista, almeno per taluni passaggi indovinati, che come attore e cosceneggiatore. Il dover toccare i delicati tasti della commedia psicologica/sentimentale, con ampie escursioni nel patetico, e nello stesso tempo dover accontentare gli spettatori che si aspettano le eterne gag tra il guitto e la macchietta, fa più volte scadere il testo, con tratti di inutile, quanto pesante volgarità, come nella scenetta delle confidenze onanistiche che i due fratelli si scambiano nella casa al mare o nella canzone rap eseguita da Verdone durante la visita degli amici d’infanzia. Non che la caratterizzazione dei personaggi manchi di dettagli azzeccati, o che la trama non sia, pur nel dejà vu della ricerca di una persona di famiglia 'scomparsa', avvincente: il fatto è che il lato autobiografico della vicenda, (il padre importante ed assente; l’allontanarsi progressivo dei figli tra loro) che la dovrebbe far lievitare, viene diluito e reso piuttosto faticoso dal ritmo narrativo spesso lento e ridondante, con le accensioni improvvise tutte giocate sulla volgarità o sulla scabrosità delle situazioni.

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