Sogg.: liberamente tratto dal libro "Io e il Tebano" di Antonio Carlucci e Paolo Rossetti - Scenegg.: Franco Ferrini, Claudio Bonivento, Furio Scarpelli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Sergio D'Offizi - Mus.: Gianni Coscia, Fred Ferrari - Montagg.: Alberto Gallitti - Dur.: 91' - Produz.: International Dean Film.
Interpreti e ruoli
Claudio Amendola (Michele Croce), Ennio Fantastichini (Loris Corbi), Veronica Pivetti (Maria De Simone), Tony Sperandeo (Salvatore Marinello), Ricky Memphis (Riccardo Zanni), Antonio Iuorio (Turi Maiolo), Stefania Montorsi (Mimma Croce), Vincenzo Peluso, Ugo Conti, Angelo Ragusa, Mimmo Mancini, Viviano Cirocchi, Rita Sperandeo, Michele Di Virgilio.
Soggetto
Nel 1985 a Milano Michele Croce è ormai in carcere e decide di rispondere alle domande del magistrato, raccontando come negli anni Settanta sia diventato il dominatore della malavita milanese. Di origine siciliana, all'inizio, come successo a tanti altri immigrati, è passato attraverso miseria, sfruttamento, frustrazione sociale. Ma Michele è un ribelle, e comincia ad agire per conto suo: piccole rapine, affari poco puliti e poi la droga. Un giorno salva la vita a Loris Corbi, capo riconosciuto dei gangster milanesi, e viene ripagato, riuscendo a fare il salto decisivo nel settore delle bische clandestine. Loris poi viene arrestato e in carcere sposa la manicure Maria. Michele diventa il numero uno, ma gli affari diminuiscono, crescono i problemi e le rivalità. Loris viene ucciso in carcere durante un regolamento di conti fra detenuti. Il racconto è finito. Michele esce per essere condotto al processo. Appena fuori, Maria, convinta che Loris sia morto per suo ordine, gli spara e lo uccide.
Valutazione Pastorale
Il film è tratto dall'opera letteraria "Io e il Tebano" che a sua volta descriveva la vita di un vero personaggio, il gangster Angelo Epaminonda, e fatti realmente accaduti a Milano negli anni Settanta. Su uno sfondo che ben ricostruisce il clima del periodo, la storia conserva un tono secco e distaccato, dove la soluzione del flasback consente di non avere ambiguità di fronte ai fatti. Si parla di gangster, di violenza, di delinquenza ma spesso ci si muove in ambienti chiusi, con aria quasi claustrofobica, e alla fine il film diventa il ritratto amaro e doloroso di una vita sbagliata, riuscendo ad evitare il rischio di proporsi come elogio del male e anzi a dimostrare l'inutilità della malavita. Dal punto di vista pastorale quindi non mancano spunti positivi, che si affiancano a momenti indubbiamente crudi e violenti.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, con evidente attenzione per i minori. Da consigliare in occasioni più mirate, come valido spunto per dibattere sulle tematiche proposte: malavita e società, malavita e famiglia, gli anni Settanta, Milano, l'immigrazione, e altro.