Orig.: Francia (2003) - Sogg. e scenegg.: Yann Samuell - Fotogr.(Panoramica/a colori): Antoine Roch - Mus.: Philippe Rombi - Montagg.: Andrea Sedlàckovà - Dur.: 93' - Produz.: Christophe Rossignon.
Interpreti e ruoli
Marion Cotillard (Sophie Kowalski), Guillaume Canet (Julien Janvier), Gerard Watkins (padre di Julien), Elodie Navarre (Aurélie), Joséphine Lebas Joly (Sophie a 8 anni), Thibault Verhaeghe . (Julien a 8 anni)
Soggetto
All'età di otto anni il piccolo Julien ha salvato la coetanea Sophie da un gruppo di scatenati ragazzini che la umiliavano in quanto immigrata polacca. Sono diventati amici ma il padre di lui e la sorella maggiore di lei spesso hanno impedito loro di vedersi. Allora si sono inventati il 'gioco' di fare azioni improvvise alle quali l'altro doveva accettare di partecipare. Il gioco è andato avanti fino a quando la mamma di Julien è morta di malattia e i due sono diventati adulti. All'università si frequentano e si punzecchiano, poi Julien sta per sposare Kristal ma Sophie in chiesa manda a monte il matrimonio. E il padre dice a Julien di non volerlo più vedere. Passano dieci anni. Ora Julien è sposato, ha due figli e un lavoro. Anche Sophie è sposata con un calciatore bravo e famoso. Si rivedono, ma poco dopo lui ha un incidente grave. Lei si precipita in ospedale. Esce in preda al dolore, ma il ferito non è lui. Ora, sotto la pioggia, Julien e Sophie si abbracciano, si baciano, si dicono "non ci lasceremo più". E per essere sicuri si lasciano ricoprire dal cemento in un silos.
Valutazione Pastorale
Nel finale si riassume il senso di questa favola surreale che deve molto certamente alla letteratura fantastica francese anni '50 e alla commedia del 'realismo poetico': quel farsi chiudere nel cemento non è infatti fuga o chiusura di speranza bensì l'ultimo tassello di quel gioco che in fondo non finisce mai. Il gioco della vita e dell'amore passa attraverso fasi imprevedibili, soprattutto deve fare i conti con la crescita, il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, con nuovi impegni e nuove responsabilità. I sogni che si fanno da bambini si scontrano con problemi più concreti ma il sogno dell'amore autentico ritorna prepotente. C'è un altro mondo di regole tra i 'grandi', le regole che quel 'gioco' inventato da piccoli non può più sopportare e che si chiamano delusioni, speranze, dolori, desideri. Sulle note suadenti di "La vie en rose" (proposta in molte, differenti, suggestive interpretazioni), il racconto si presenta come un diario ingarbugliato e contorto, tra cronaca e magia, con qualche ermetismo, qualche eccesso, qualche passaggio un po' kitsch. Film di qualità comunque, di non facile lettura ma con interessanti annotazioni. Dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, complesso e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori. Da recuperare anche in occasioni mirate per la particolarità del taglio narrativo. Cautele per i minori anche in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.