Sogg. e Scenegg.: Bernard Rose - Fotogr.: (scope/a colori) Peter Suschitzky - Mus.: Ludwig Van Beethoven - Montagg.: Dan Rae - Dur.: 121' - Produz.: Bruce Davey
Interpreti e ruoli
Gary Oldman (Ludwig Van Beethoven), Jeroen Krabbe (Anton Schindler), Johanna Ter Steege (Johanna Van Beethoven), Valeria Golino (Giulia Guicciardi), Isabella Rossellini (Anna Marie Erdödy), Marco Hofschneider (Karl Van Beethoven), Gerard Horan (Johann Van Beethoven), Christopher Fulford, Alexandra Pigg, Luigi Di Berti, Matthew North, Fintan Mc Keown, Claudia Solti, Geno Lechner
Soggetto
morto a Vienna il 26 marzo 1827 Ludwig Van Beethoven, nella casa di questi il suo amico e amministratore Anton Schindler scopre, in una caterva di carte da musica, appunti e abbozzi, uno strano foglietto: "La mia musica e tutte le mie proprietà andranno ad un sola erede... la mia amata immortale" (ma senza il nome della destinataria). Respingendo le pretese ereditarie di Johann, uno dei fratelli di Ludwig, e di Therese, la moglie di questi, e sorpreso di non sapere nulla in merito dopo anni di amicizia e collaborazione, Schindler si mette alla ricerca della donna misteriosa. La prima contattata è una nobile ungherese Anna Marie Erdödy che Schindler ritrova in Patria: costei aveva avuto con Ludwig rapporti intensi, ma essa stessa dichiara che tutto era poi finito e che la eredità non può essere per lei. La seconda è la contessa Giulia Guicciardi, ora sposata, a suo tempo (a 17 anni) infatuatasi di Ludwig conosciuto ad un concerto e fatto assumere dal padre per averne lezioni di pianoforte. A detta di lei, è vero che Beethoven ebbe a richiederne la mano, ma fra i due forse per la differenza di classe, o perché lui, secondo il conte Guicciardi, era da considerare un repubblicano l'amore si tramutò in amicizia. Poi le indagini conducono Schindler a Karlsbaad. Interrogata la padrona di un hotel e controllati i registri dei visitatori, ne emerge che a suo tempo, in una sera di pioggia violenta, una sconosciuta velata di nero aveva preso una camera, ma ne era fuggita quasi subito, pochi istanti prima che il compositore (impantanato in carrozza in un bosco) arrivasse in albergo, dove poi infuriato aveva fatto vari danni. La donna, a quanto ne deduce Schindler, è Johanna Van Beethoven, cognata di Ludwig, avendone sposato il fratello Caspar. In effetti Ludwig aveva osteggiato le nozze e tentato perfino di fare arrestare Johanna, non volendo che Caspar sposasse una donna di strada. Successivamente Ludwig aveva poi vinto la causa in Tribunale, promossa per farsi nominare tutore del decenne nipote Karl, figlio di Johanna, per strapparlo ad una madre ritenuta indegna. Johanna è veramente colei che Ludwig aveva infinitamente amato e forse Karl era il frutto del loro amore. Da tempo ignorato per i tanti suoi eccessi dal pubblico di Vienna e dalla buona società, ricco ma malato, costretto per di più e da tanti anni a comunicare mediante lavagne o carta in quanto sordo, Ludwig rivede la cognata, accorsa perché lui è morente. Malgrado trionfi e gloria ed una fine così triste, l'amore tra Ludwig e quella donna da trivio si è mantenuto profondo e intatto.
Valutazione Pastorale
nelle biografie degli artisti proposte dal cinema le reinvenzioni sono spesso tanto suggestive, quanto inattendibili o forzate. Pare che Bernard Rose si sia comunque largamente documentato sulla vita e sugli amori del musicista tedesco e, anche se l'aspetto romantico cede qua e là al romanzesco, bisogna dare atto che il film resta più che dignitoso. C'è anche, a fare spettacolo, un certo brivido "giallo" nella ricerca che l'attonito Schindler va testardamente effettuando per scoprire il mistero dell'amatissima donna. Con questo il film si arricchisce, assistito poi da una sceneggiatura di buonissima fattura, da una ambientazione di grande gusto (il film è stato girato a Praga per gli esterni e, per la maggior parte degli interni, in chiese e palazzi splendidi), nonché dai costumi disegnati o scelti da Maurizio Millenotti. Nella colonna sonora trionfano ritmi e melodie davvero immortali, tratti dalle più belle pagine beethoveniane, dirette dal carismatico sir Georg Sölti ed eseguite dalla "London Symphony Orchestra". Interpretazione validissima quella di Gary Oldman e pregevole quella di Jeroen Krabbe. Quanto alle donne, poco incisive sia Isabella Rossellini sia Valeria Golino, mentre primeggia Johanna Ter Steege, che riscatta nel finale un ruolo di per sé grossolano e ingrato con una dignità ed un controllo eccellenti. Alcuni episodi e situazioni alquanto ambigue motivano la valutazione.