AMEN.

Valutazione
Discutibile, ambiguità
Tematica
Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Costa-Gavras
Durata
130'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
Amen.
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Costa tratto da "Il Vicario" di Rolf Hochhuth
Musiche
Armande Amar
Montaggio
Yannick Kergoat

Orig.: Francia (2002) - Sogg.: tratto da "Il Vicario" di Rolf Hochhuth - Scenegg.: Costa-Gavras e Jean-Claude Grumberg - Fotogr.(Panoramica/a colori): Patrick Blossier - Mus.: Armande Amar - Montagg.: Yannick Kergoat - Dur.: 130' - Produz.: Claude Berri.

Interpreti e ruoli

Ulrich Tukur (Kurt Gerstein), Mathieu Kassovitz (p.Riccardo Fontana), Ulrich Muhe (il dottore), Michel Duchaussoy (il cardinale), Ion Caramitru (il conte Fontana), Marcel Iures (il Papa), Antje Schmidt (sig.ra Gerstein), Hanns Zischler (Grawitz), Sebastian Koch (Hoess), Erich Hallhuber . (Von Rutta)

Soggetto

In Germania, alla fine degli anni Trenta, vengono messi in atto sistemi di eliminazione nei confronti delle persone disabili o comunque non in grado di rendersi autonome. Kurt Gerstein, ufficiale delle SS e chimico, ha sentore di questa situazione e ne parla con i pastori della sua chiesa protestante. Con lo scoppio e il procedere della seconda guerra mondiale, il nazismo dà il via a "corsi di insegnamento" in cui gli ufficiali espongono ai soldati il modo di lavorare nei campi di ripulitura dei materiali inutili. Da esperto, Kurt viene incaricato della fornitura ai campi del terribile gas Ziklon B e, dopo qualche incertezza, capisce che si tratta del gas destinato ai campi di sterminio degli ebrei. Andato in Polonia e verificato di persona l'orrore dei fatti, Kurt sente di non poter restare inerte. Inascoltato dal proprio pastore, va dal Nunzio vaticano ma viene respinto. Nella nunziatura si trova padre Riccardo Fontana, un giovane gesuita, che invece vuole saperne di più. Mentre Kurt viene nominato capo dei servizi sanitari, Fontana va a Roma per cercare di avere un incontro con il Papa e indurlo e denunciare i crimini. Riesce però solo ad avvicinarlo durante un'udienza riservata. In occasione di un rastrellamento di ebrei romani, Fontana si fa arrestare e sale con gli altri sul treno per la Polonia. Al campo arriva Kurt e lo fa liberare. Ma l'ufficiale ormai é scoperto e viene arrestato. Redige una confessione per gli alleati, viene ugualmente accusato e si impicca. Intanto, finita la guerra, un ex geraca nazista ora in borghese viene aiutato da un cardinale a raggiungere l'Argentina.

Valutazione Pastorale

Punto di partenza per la scrittura del copione é stato, com'è noto, "Il Vicario", un testo teatrale del tedesco Rolf Hochhuth rappresentato a Berlino nel 1963, suscitando molte e vivaci polemiche. Obiettivo dell'autore era quello di denunciare i supposti silenzi di papa Pio XII nei confronti dell'olocausto. Riprendendo questo tema, Costa Gavras, regista negli anni passati di film di forte e motivata polemica civile e sociale, dà l'impressione all'inizio di voler comporre un affresco ampio e minuzioso della Germania nazista e delle posizioni che nel corso degli anni di guerra si stavano delineando rispetto alle repressioni nei confronti degli ebrei: c'era chi non sapeva (gran parte dei semplici cittadini ne era all'oscuro), chi non voleva sapere (la chiesa luterana), chi sapeva ma per comodità o per opportunismo taceva (ufficiali dell'esercito e molti borghesi). Uno sfondo realistico dunque sul quale bene si inserisce la figura di Kurt, un SS realmente esistito, del quale si segue il tormentato percorso tra fedeltà alla divisa e orrore per i crimini visti con i propri occhi; ma meno bene si colloca la figura di Fontana, il giovane gesuita, viceversa del tutto inventata. Quando nel racconto entra Fontana, il copione perde mordente e si adagia nella fin troppo prevedibile contrapposizione tra il sacerdote idealista, deciso, pronto a sacrificarsi, e la gerarchia vaticana, dai cardinali al Papa, chiusa e sorda alla richiesta di appelli umanitari. Su questo facile motivo conduttore il regista va avanti fino alla fine, rinunciando a proporre qualche elemento intermedio finalizzato ad un maggiore approfondimento dei fatti. Le oltre due ore del film diventano così pesanti e faticose da seguire, dal momento che la regia non riesce a trovare il giusto equilibrio all'interno di una materia così altamente drammatica. Va poi aggiunto che nell'insieme non mancano comunque elementi utili per fare accostare all'argomento studiosi e giovani che non siano offuscati da pregiudizi e sappiano distinguere il vero dal verosimile. In questa ottica, dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, evidenziando l'ambiguità come il suo tratto più rilevante.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare con cautela in programmazione ordinaria. Più opportunamente può essere proposto in situazioni mirate, con supporti di ulteriore documentazione, come avvio ad una riflessione più ampia e approfondita sui temi della 2^ guerra mondiale.

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