Sogg.: dall'omonimo romanzo di Gino Pugnetti - Scenegg.: Enzo Monteleone - Fotogr.: (panoramica/a colori) Alessio Gelsini - Mus.: Gabriele Ducros - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 107' - Produz.: Videa, Rai Tre
Interpreti e ruoli
Burt Young (George Maniago), Fabrizio Bentivoglio (Vittorio Benvegnù), (Antonietta), Valeria Milillo (Zaira), Sabrina Ferilli (Irina), Orsetta De Rossi (Santina), Maria Paola Lucentini (Elvira), Tullia Alborghetti, Giampaolo Saccarola, Beatrice Palme, Pino Ammendola, Eros Pagni, Massimo Ghini, Miranda Martino
Soggetto
nel mese di agosto del 1934 in una cittadina della provincia veneta, il playboy Vittorio Benvegnù, impiegato nell'agenzia matrimoniale dello zio Oscar, un individuo violento un tempo emigrato in America, viene da questi scacciato per avergli sedotto la moglie. Incontrato casualmente George Maniago, un robusto italo-americano venuto dagli Stati Uniti per trovare una moglie giovane ed illibata, Vittorio, intravvedendo l'occasione di soldi e svago, gli prospetta la possibilità di realizzare questo suo desiderio. A bordo di una Lancia Augusta cabriolet i due uomini attraversano la provincia veneta e la riviera adriatica in cerca della donna giusta. Nel corso di due settimane, tra vari equivoci, Vittorio ha così modo di presentare a George una ballerina del varietà, una matura vedova, un'avventuriera, una timida contadina sordomuta, una servotta, Antonietta, che, opportunamente abbigliata viene accettata come sposa da George. Poiché questi sembra soddisfatto, Vittorio contatta un gerarca fascista, suo amico, per ottenere subito il passaporto per la ragazza. Recatosi con costei ad Udine per ritirarlo, Vittorio trascorrendo alcuni giorni con Antonietta, se ne innamora, anzi, le propone di sposarlo (anche se ha già una moglie, Elvira), prospettandole un avvenire di successi (l'impresa Etiopica è ormai nei programmi del fascismo e ci saranno gloria e soldi), per una vita riimovata. Antonietta, malgrado trovi vecchio l'americano, opta invece per andare a vivere con costui. George salda i conti con Vittorio, si ripiglia alcune banconote che il giovanotto gli aveva sottratto dalla valigia, lasciandogli però il bel cabriolet bianco da restituire. Ora Vittorio è solo e annoiato: il risultato della vacanza lo ha lasciato insoddisfatto. Ad un tratto legge sul giornale una notizia: lo zio Oscar è stato trovato assassinato e i carabinieri sospettano del nipote (scomparso da casa), che con il parente aveva avuto una rissa ed era stato cacciato, per cui Vittorio è braccato. Il giovane fugge in auto, ma i carabinieri lo seguono e bloccano la vettura: si scopre che Vittorio ha in tasca molti soldi, mentre nella macchina c'è una grossa rivoltella (è di George, ma il giovane non viene creduto) e il play-boy finisce ammanettato, malgrado si dichiari amico del gerarca fascista. È ovvio che l'omicida di Oscar è stato proprio Maniago per antichi dissapori su loschi affari in terra americana. Non resta a Vittorio che una disperata supplica a Mussolini, per essere diventato, lui innocente, un indiziato come autore di un delitto, mentre è stato fatto cadere in una ignobile trappola.
Valutazione Pastorale
amare vicende di un traffichino imbrogliato, un vitellone di paese, fascista a parole, pronto a rubacchiare in una valigia se del caso, autoproclamatosi mediatore di matrimoni, nonché abilissimo ad approfittare della ricerca delle nubende per godersi avventurette marine e le comodità di alberghi lussuosi. Il film è corretto nell'ambientazione e per quel certo clima d'epoca e, sotto tale profilo, potrebbe anche dirsi "di costume". È adeguatamente paesano e provinciale come cornice e come giuochi: insegne, abiti (le consuete signore con la "cloche"), arredi, soprammobili. Il film è retto da un duo di bravi interpreti: Fabrizio Bentivoglio, vitellone impomatato duramente beffato e, soprattutto, Burt Young, adeguatamente sornione e qui con il vantaggio di parlare in un linguaggio italo-americano sapidissimo. La musica (canzoni d'epoca) è pertinente.