Orig.: Irlanda/Francia/Olanda (2016) - Sogg.: tratto dal romanzo "Lady Susan" di Jane Austen - Scenegg.: Whit Stillman - Fotogr.(Panoramica/a colori): Richard Van Oosterhout - Mus.: Benjamin Esdraffo, Mark Suozzo (direzione musicale) - Montagg.: Sophie Corra - Dur.: 93' - Produz.: Whit Stillman, Katie Holly, Lauranne Bourrachot per Westerly Films, Blinder Films, Chuic Films in coproduzione con Revolver Amsterdam, Arte France Cinema.
Interpreti e ruoli
Kate Beckinsale (Lady Susan Vemon), Xavier Samuel (sig. Reginald DeCourcy), Morfydd Clark (Miss Federica Vernon), Chloe Sevigny (sig.ra Alicia Johnson), Emma Greenwell (sig.ra Catherine Vernon), Tom Bennett (sir James Martin), James Fleet (Sir Reginald DeCourcey padre), Jemma Redgrave (Lady De Courcey), Justin Edwards (sig. Charles Vernon), Jenn Murray (Lady Lucy Manwaring), Stephen Fry (sig. Johnson), Lochlainn O'Mearian . (Lord Manwaring)
Soggetto
In Inghilterra, alla fine del 1700. Lady Susan Vernon, vedova giovane e ancora affascinante, arriva in vacanza a Churchill nelle speranza di scoprire i più recenti pettegolezzi che circolano in società. In realtà è alla ricerca di un buon partito per sé e per Frederica, la sua giovane figlia in età da marito...
Valutazione Pastorale
Jane Austen è entrata a pieno titolo tra i grandi sceneggiatori dei nostri giorni, una narratrice di razza in grado di parlare dei suoi contemporanei e insieme di affidarci una riflessione non banale sull'eredità lasciata da quel periodo. Naturalmente l'ultima parola spetta a chi lavora alla messa in scena. In questo caso si tratta dell'americano Whit Stillman, che lavora sul testo con un approccio di notevole smalto antropologico più che sociologico. Lo sguardo è infatti tutto dal 'dentro', ogni sequenza cerca di cominciare e finire in uno spazio ben delimitato, e le persone diventano protagonisti di un'azione che si sforza di attivare una schermaglia tra verità e finzione. Sempre lasciando qualche riflessione a metà e affidando la conclusione ad un intervento 'esterno'. Si potrebbe parlare di un conflitto di classi 'ante litteram', ma qui nobili, borghesi e servitù non hanno niente in realtà da interloquire. Cercare una conclusione come soluzione di un enigma o di un quesito misterioso equivale e chiudere gli spazi di una trappola dialettica troppo raffinata e preziosa per perdersi nella memoria. Certo Stillman adopera una confezione di alto e nobile livello, che alza il tono della contesa e affida a un supremo ordine la soluzione della contesa. Nessuno vince ma tutti imparano che la vittoria arriva comunque a fatica, che la Storia non regala niente e che la bellezza può solo alleviare una sofferenza momentanea. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in occasioni successive come ritratto d'ambiente smaltato, impeccabile di lucida razionalità e intensità.