Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: tratto dai diari di Anna Leonowens - Scenegg.: Steve Meerson & Peter Krikes - Fotogr.(Scope/a colori): Caleb Deschanel - Mus.: George Fenton - Montagg.: Roger Bondell - Dur.: 147' - Produz.: Lawrence Bender, Ed Elbert.
Interpreti e ruoli
Jodie Foster (Anna), Chow Yun-Fat (Re Mongkut), Bai Ling (Tuptim), Tom Felton (Louis), Syed Alwi (il Kralahome), Randall Duk Kim (generale Alak), Lim Kay Siu (principe Chowfa), Melissa Campbell (principessa Fa-Ying), Geoffrey Palmer (lord John Bradley), Ann Firbank . (lady Bradley)
Soggetto
Nel 1862 Anna Leonowens, insegnante inglese da poco vedova, arriva nel Siam insieme al figlio adolescente. A Bangkok ha accettato di fare da precettrice ai 58 figli di re Mongkut, alla moglie ufficiale, alle concubine. Anna sa ben poco del sovrano siamese tranne che il suo popolo lo venera come un dio. Essere ammessi alla sua presenza e rivolgergli la parola sono azioni sottoposte ad una ritualità rigida e immutabile. Convinta dell'arretratezza di quel modo barbaro di vivere, Anna vuole mettere in campo la propria superiorità, fino a quando non si rende conto che anche il re la ricambia con le stesse sensazioni. Ma anche quando le incomprensioni e i contrasti assumono toni forti, nessuno dei due sente di voler interrompere l'incontro. Arriva la festa per l'anniversario di Mongkut, e Anna si incarica di preparare la tavola e la cena per diplomatici e ospiti d'onore. Poi il re é preso da notizie più preoccupanti: i guerrieri birmani saccheggiano le campagne e la guerra si profila inevitabile. Dopo essere stato costretto a condannare al taglio della testa una concubina che si era ribellata, il re decide di trasferire la famiglia in zona sicura. Anna si unisce, contro il volere di Mongkut. Si accende lo scontro, salta un ponte, i ribelli sono vinti. Rientrati a palazzo, Anna informa il re sulla decisione di tornare in patria. Lui le chiede un ballo finale. Il primogenito li guarda da lontano e dice: "Anna aveva donato la sua luce al Siam".
Valutazione Pastorale
Si tratta di un film che si é tentati di definire 'di altri tempi' perché pensato, confezionato e realizzato secondo moduli che richiamano il glorioso cinema d'avventura esotica anni Cinquanta e Sessanta: ricostruzione puntigliosa e accuratissima del lontano, favoloso oriente; scene di massa molto dinamiche; sentimenti appena rivelati e non espressi; occidente 'civilizzato' e popolazioni 'selvagge' a confronto. Del resto questo é il terzo film tratto dai diari scritti sulla propria esperienza da Anna Leonowens, personaggio autentico e realmente esistito. Si parte dunque dalla realtà per costruirvi una storia di bella efficacia narrativa e di piacevole coinvolgimento emotivo. Sarebbe difficile prendere questo film come occasione per riflettere su confronti tra culture, o simili argomenti. Qui siamo sul piano dello spettacolo, facile, scorrevole, pulito, piacevole e professionalmente impeccabile. Dal punto di vista pastorale, il film si muove in dimensioni sempre positive, é accettabile dunque, e semplice nello svolgimento complessivo.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in altre occasioni come proposta di gradevole e distensivo passatempo (ricordandone la durata: 2 ore e36 minuti).