Orig.: Danimarca/Germania/Francia/Svezia/Italia (2009) - Sogg. e scenegg.: Lars von Trier - Fotogr.(Scope/a colori): Anthony Dod Mantle - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Anders Refn - Dur.: 104' - Produz.: Zentropa Entertainment 23 - VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
Interpreti e ruoli
Willem Dafoe (marito), Charlotte Gainsbourg (moglie)
Soggetto
Appartati in un momento di intimità, il marito e la moglie non si accorgono che il loro figlioletto si sporge da una finestra di casa, precipita e muore. Nel difficilissimo tentativo di aiutarla a superare quel trauma, il marito, psichiatra, porta la moglie nel luogo che (lo dice lei) le fa più paura: il bosco dell'Eden, dove la coppia ha una casa di legno e dove lei per scrivere la sua tesi di laurea sulla caccia alle streghe nel Medioevo. I ricordi di quegli studi e di quelle ricerche non tardano a riaffacciarsi. Dopo qualche momento delicato, la donna una mattina dice di sentirsi meglio e di essere guarita. Ma dura poco. Ben presto diventa violenta e aggressiva e comincia a incrudelire sul marito. Lui prova a fuggire, si rifugia in una grotta, ma lei lo tira fuori e, tornati nella casa, lei procede a mutilare se stessa nel luogo del suo apparato genitale. Riuscito infine a liberarsi, il marito si getta sulla moglie e la finisce, strozzandola. Anche per lui ormai non c'è più niente da fare.
Valutazione Pastorale
La carriera di von Trier non è certo avara di soggetti originati da spunti anche per qualche verso 'realistici' e poi affidati a immagini percorse da una ricerca di estremismi sempre più cerebrali e provocatori. Ecco allora, anche qui, che la perdita accidentale di un figlio diventa il pretesto per descrivere una discesa agli inferi inesorabile e senza ritorno. Soprattutto il dolore di lei assurge alla presa d'atto di una maledizione universale e cosmica. Il timido razionalismo scientifico di lui (psichiatra, si ricordi) si scontra e perde di fronte ai ricordi di lei e della tesi di laurea sulle 'streghe': la donna é la malvagità, e l'uomo non le é da meno. "La natura è la chiesa di Satana" dice, e, più avanti, "Io sono la natura, voglio farti più male che posso". C'è quindi l'affermazione, in forma perentoria, di una Natura matrigna e priva di pietà, di un Male totale incombente, della vita come una notte profonda nel fango del dolore e della privazione. Il buio é intorno a noi e nessuno spiraglio di luce é possibile. Cupo, scioccante, indifferente all'idea di concepire un'alternativa, il racconto si snoda su immagini di snervante preziosismo e si fa monolite che schiaccia la mente, ottunde il pensiero, nasconde il respiro. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come sconsigliato, non utilizzabile e nell'insieme negativo.
Utilizzazione
é da escludere dalla programmazione ordinaria. Il film ha il divieto ai minori di 18 anni. Molta attenzione é da tenere in vista di passaggi tevisivi o di uso di VHS e DVD.