Interpreti e ruoli
Banks Repeta (Paul Graff), Jaylin Webb (Johnny), Anne Hathaway (Esther Graff), Anthony Hopkins (Aaron Graff), Jeremy Strong (Irving Graff), Tovah Feldshuh (Mickey Graff), John Diehl (Fred Trump), Andrew Polk (Sig. Turkeltaub), Ryan Sell (Ted Graff), Jacob Mackinnon (Edgar Romanelli), Marcia Jean Kurtz . (Zia Ruth), Jessica Chastain (Maryanne Trump Barry)
Soggetto
New York 1980. Il preadolescente Paul fronteggia uno stato di confusione. Il rapporto con i genitori Esther e Irving risulta difficile, – l’unico in famiglia a capirlo, con dolcezza e saggezza, è il nonno Aaron – nella nuova scuola frequentata da rampolli di buona famiglia le cose non vanno meglio. A segnare la sua adolescenza l’amicizia con il meno fortunato Johnny.
Valutazione Pastorale
Dopo aver cercato di risolvere il rapporto con la figura paterna tra le stelle, nel dramma spaziale “Ad Astra” (2019), il regista newyorkese James Gray ha deciso di mettere in racconto la propria infanzia, segnata da un dialogo faticoso con i genitori e da tensioni politico-sociali roventi, deflagrate con l’inizio della presidenza di Ronald Reagan. Parliamo del film “Armageddon Time. Il tempo dell’apocalisse”, presentato in gara al 75° Festival di Cannes (2022) e poi alla 17a Festa del Cinema di Roma, a marzo nei cinema con Universal. Protagonisti nomi di peso nell’industria a stelle e strisce: Anne Hathaway, Jeremy Strong, Anthony Hopkins e Jessica Chastain.
La storia. New York 1980. Mentre Reagan domina la campagna elettorale, il preadolescente Paul (Banks Repeta) fronteggia uno stato di confusione tra casa e scuola. Il rapporto con i genitori Esther e Irving risulta difficile, teso – l’unico in famiglia a capirlo, con dolcezza e saggezza, è il nonno Aaron –, nella nuova scuola frequentata da rampolli di buona famiglia, in cerca dell’ascensore sociale, le cose non vanno meglio. A segnare la sua adolescenza l’amicizia con il meno fortunato Johnny (Jaylin Webb).
James Gray mette in racconto non solo la sua famiglia, il difficile percorso di affrancamento dalle umili origini, ma in generale il “sogno americano”: il regista smonta e scompone uno dei pilastri socio-culturali del Paese, svelandone ambiguità e illusioni. Lo fa con una cifra dolente viziata da sofferenza e astio: mostra i chiaroscuri di una società che si dipinge meritocratica, dove però all’interno dimorano ancora feroci spinte discriminatorie di stampo razzista o antisemita. Gray non è tenero né verso la famiglia né verso la città natale, il Paese tutto.
Tratteggia il suo percorso di crescita svelandone l’inganno, sottolineando il bagno di realtà incontrato sulla soglia della vita adulta, dove l’illusione cede il passo al cinismo.
A ben vedere, non tutto sembra tornare nella logica del racconto, nella gestione dei contenuti, ma l’intensità condotta dagli interpreti – splendido il trio Hopkins, Hathaway e Strong – appiana sbavature e incertezze, portando a casa il film. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.